Risultati1

I dati nuovi scaturiti dal Progetto riguardano, per esempio, la densità delle evidenze, maggiore di quanto inizialmente supposto, la loro tipologia — moli/imbarcaderi, antemurali, banchine, sistemazioni di rive, superfici d’uso/piani pavimentali sommersi, impianti di allevamento del pesce, veri e propri complessi portuali, parti di unità abitative - che rispecchia una notevole varietà, le tecniche costruttive, caratterizzate da interessanti peculiarità.

Risultati di grande rilievo sono quelli relativi alle trasformazioni del profilo costiero, alle variazioni del livello del mare e più ampiamente climatiche, che testimoniano quanto può essere significativo l’apporto della ricerca storico-archeologica al fine sia di una profonda conoscenza dell’ambiente e delle modificazioni che lo hanno interessato e lo interesseranno, sia di un corretto uso dello stesso.

F. Antonioli e S. Furlani, comparando la profondità dalle strutture archeologiche romane (oggi sommerse) e dei solchi marini sommersi con le curve di sollevamento del livello del mare predette dagli studi dell’australiano Lambeck, hanno potuto ipotizzare nel Golfo di Trieste un movimento tettonico negativo (abbassamento della terraferma) in epoca post-romana, il cui tasso mediato nell'arco di 2000 anni è di circa 0.55 mm\anno; sussistono però forti indizi che si tratti della sommatoria di eventi co-sismici (prodotti dai terremoti) con periodi di stabilità (come quello attuale) e momenti di abbassamenti co-sismici di grande entità (fino a 50 cm); si è inoltre verificata una generale inclinazione (tilting) in direzione sudest-nordovest, i cui tassi di abbassamento aumentano notevolmente tra Sistiana e Duino, come testimoniato dai mareografi (dati di oltre 110 anni) e dal movimento del pendolo della grotta Gigante negli ultimi 30 anni. Gli studi sembrerebbero confermare che il tilting sia ancora attivo.

Prospettive

Le prospettive della ricerca sono rilevanti. Nel corso dell’Interreg è stato ulteriormente puntualizzato un protocollo di indagine geoarcheologica — avviato negli anni 2001-2003 nell’ambito di un progetto dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - CNR2 - grazie ad un’ulteriore riflessione metodologica 3. È pertanto auspicabile anche sotto questo punto di vista, oltre che da quello squisitamente storico-archeologico, un’estensione della ricerca sistematica lungo le coste croate dell’Istria e della Dalmazia.

È già previsto, nella programmazione delle attività del Museo del Mare per il prossimo biennio, un prosieguo della ricerca lungo la costa di Pirano, che comprenderà anche lo studio di nuclei di materiali rinvenuti nel territorio ed un’ulteriore fase di raccolta del materiale archivistico e cartografico. Il programma mira ad una mostra conclusiva, dal titolo “Pirano eterna alla luce dei rinvenimenti archeologici”.

Altri progetti di ricerca sono stati avviati in merito a specifiche tipologie edilizie e a classi di materiali; tra gli altri, si segnalano qui il programma di indagine sulle peschiere “adriatiche”, da sviluppare per il futuro in sinergia con il Dipartimento di Archeologia Subacquea della Croazia, ENEA e DiSGAM, e quello sulle ancore lignee, avviato con il CEDAD – Università del Salento.

Le prospettive di valorizzazione sono molteplici. Per rendere fruibili le conoscenze acquisite possono essere elaborati materiali da utilizzare sia all’interno di una sede museale, sia all’esterno, nell’ambito di un sistema di Parco o Itinerario Archeologico Costiero finalizzato ad un turismo “terrestre” e subacqueo. La progettazione può coinvolgere le sedi museali italiane e slovene del comprensorio in esame - Civico Museo del Mare di Trieste, Civico Museo Archeologico di Muggia, Museo del Mare di Pirano - al fine di creare al loro interno punti informativi/didattici speculari, sezioni che abbiano come tema la costa e gli itinerari culturali che essa offre, in particolar modo per la fruizione da parte delle scuole del territorio, attraverso una serie di sussidi: aerofotopiani corredati di indicazioni sul posizionamento delle strutture portuali, immagini fotografiche, spiegazioni sulle tecniche di indagine adottate, l’esposizione di plastici della costa con i vari approdi e strutture portuali, un’eventuale postazione informatica (ricostruzione in 3D della costa, tentativi di ricostruzione delle stesse strutture, ecc.). Tali punti museali possono configurarsi come i “capisaldi” dell’itinerario turistico-culturale scaturito dalla ricerca, che si sviluppa dalle foci del Timavo alle saline di Sicciole nel territorio di Pirano senza soluzione di continuità, ulteriore elemento di raccordo, vero e proprio ‘filo rosso’ di questo comprensorio costiero storicamente unitario e omogeneo. L’itinerario puó essere scandito da “totem” divulgativi da posizionare in prossimità dei siti indagati, concepiti come elementi speculari a quelli presenti nelle sezioni dei 2. musei.

1 V. i contributi relativi alla prima sessione del Convegno Il progetto Interreg “AltoAdriatico”: risultati e prospettive, in questo volume.

2 Il progetto è stato condotto da M. Anzidei. Cfr. M. ANZIDEI et al., Gli insediamenti archeologici costieri di età romana come indicatori delle variazioni del livello del mare: un’applicazione al Mare Tirreno (Italia centrale), in Evoluciòn paleoambiental de los puertos y fondeaderos antiguos en el Mediterràneo Occidental, Atti del I seminario ANSER (Alicante 2003), a cura di L. DE MARIA, R. TURCHETTI, Soveria Mannelli (CZ), 2004, pp. 115-126.

3 F. ANTONIOLI et al., Sea level change during Holocene from Sardinia and northeastern Adriatic (Central Mediterranean sea) from archaeological and geomorphological data, «Quaternary Science Reviews» 26, 2007, pp. 2463-2486


Informazioni aggiornate al: 22.1.2010 alle ore 16:56