Etica & Politica / Ethics & Politics, 2003, 2

http://www.units.it/etica/2003_2/IANNELLO.htm

 

 

 

Il libertarianism: saggio bibliografico

 

Nicola Iannello

 

 

Abstract

 

Libertarianism: A bibliographical essay

 

The essay is an overview of libertarian literature. It begins dealing with lexical issues concerning the meaning of liberalism, classical liberalism, conservatism and libertarianism. There are two meanings of libertarianism: a large one, as a free market oriented liberalism, and a strict one, as an extreme classical liberalism which calls in question the State as the main enemy of liberty. Novelist Ayn Rand is one of the main sources for contemporary libertarian theory, although she never called herself libertarian. Murray N. Rothbard is the most important libertarian thinker; he was an “austrian” economist and a natural law theorist who considered free market as the social institution capable to satisfy every human need, security and justice included. In response to rothbardian society without a State, Robert Nozick exposed a minarchist position, in favour of a minimal State limited to the function of protecting individual rights. This distinction between anarchism and minarchism is a crucial one for libertarian theory. The most interesting current literature is that in rothbardian, natural law and natural rights style. There is also an italian libertarian literature, including works of political theory, philosophy of law, environmentalism and history.

 

 

1. Il libertarianism e il liberalism

 

Nel mondo anglo-sassone il liberalism è un universo molto esteso dove il significato prevalente della parola liberal è quello di progressista di “sinistra” schierato a favore dei diritti civili, soprattutto di minoranze e gruppi, e dell’intervento del governo nell’economia. Con il New Deal rooseveltiano la “sinistra” americana si appropria definitivamente dell’etichetta di liberal, lasciando alla Old Right il compito di cercarsi nomi che ne rappresentino le diverse sfumature. Tra i fattori che contribuiscono alla ripresa della “destra” americana nel dopoguerra, il classical liberalism occupa un posto centrale grazie alla migrazione degli Austriaci; ponendo l’accento sulla superiorità del libero mercato nei confronti del collettivismo, questi intellettuali creano le premesse per uno schieramento culturale e politico free market oriented. La Guerra fredda, tuttavia, conduce a una storica frattura, tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio degli anni sessanta, tra conservatives e libertarians, riconducibile in prima battuta all’atteggiamento da tenere in politica estera nei confronti del blocco comunista: per i primi, la minaccia sovietica andava combattuta attivamente, mobilitando le risorse della società sotto la guida del governo, per i secondi, nell’attesa misesiana del crollo del socialismo, era preferibile una posizione isolazionista e di non intervento. Come si vede, siamo di fronte ad una divisione diversa rispetto a quella classica tra conservatori e liberali, riconducibile alla preferenza per l’ordine o per la libertà come valore cardine del discorso politico. Questa articolazione del lessico politico americano va anche inserita nel sistema tendenzialmente bipartitico di quel paese; a “destra”, prevalse l’etichetta di “conservatori”, soprattutto con la campagna per le presidenziali del 1964, in cui Barry Goldwater – il candidato repubblicano – rivendicò con orgoglio la definizione di conservative. Si tratta del successo di un’operazione di cultura politica iniziata con la fondazione nel 1955 della National Review di William Buckley. Da allora, nello spettro politico-partitico americano i Democratici, sostenitori del big government in economia e dei diritti civili in campo sociale, sono i liberals e i Repubblicani, fautori della deregulation del mercato e dei valori della tradizione americana nel costume, i conservatives. In questo contesto i libertarians rompono gli schemi (1), in quanto sono sostenitori radicali del capitalismo e della libertà in ogni sua forma, fino all’anti-proibizionismo in tema di droghe e alla depenalizzazione di ogni “devianza”, da quelle sessuali a quelle espressive.

La parola libertarianism ha quindi piena cittadinanza nel dibattito politico americano; vediamo di precisarne il significato. Si definiscono ex negativolibertarians” i liberali non liberal. Prendendo le mosse da questa prima definizione, si danno così due significati della parola libertarian, uno più ampio, usato soprattutto dagli avversari che non fanno distinzioni e sfumature, indicante genericamente i sostenitori del libero mercato polemici nei confronti del welfare state e delle teorie della ‘giustizia sociale’; uno più ristretto, più proprio, usato dagli stessi libertarians per distinguersi soprattutto dai classical liberals, loro parenti più stretti.

In questa sede si compirà una ricognizione del libertarianism inteso nel significato ristretto. La mancata distinzione tra le anime della famiglia liberale e gli equivoci del lessico politico provocano confusione: ecco perché non è raro trovare classificati tra i libertarians o i conservatori (2) autori come F.A. Hayek e M. Friedman, i quali, propriamente parlando, sono liberali classici. Lasciato da parte il conservatorismo americano, la distinzione da tener ben ferma è quella tra classical liberals e libertarians (3). I primi, pur ribadendo il nesso inscindibile tra libertà economica e libertà politica, adottano un atteggiamento di acquiescenza nei confronti dello stato, visto come un ‘male necessario’ da ridurre – lo stato di diritto – ma non da sopprimere; la gamma di sfumature è praticamente infinita, poiché si tratta di vedere di volta in volta quali vengono considerati i compiti insopprimibili dello stato, in ogni caso ricondotti alla categoria dei “beni pubblici”.

I libertarians sono gli estremisti del liberalismo, i contestatori radicali dello stato moderno, divisi nelle due famiglie dei “minarchici” e degli “anarchici”: i primi sono i sostenitori della riduzione ai minimi termini delle funzioni statali, i fautori di uno “stato minimo” che limita il suo compito al servizio di protezione dei diritti degli individui e di risoluzione delle controversie; i secondi sono i teorici dell’anarco-capitalismo radicale, ovvero coloro che propugnano la completa estinzione dello stato e l’estensione massima delle libere relazioni di mercato.

 

 

2. Oggettivismo e libertarismo: Ayn Rand vs Murray N. Rothbard

 

Da un punto di vista storico, il 1943 segna una svolta importante per la cultura libertaria americana in ragione della simultanea pubblicazione di tre opere fondamentali; sono tre donne a rilanciare gli ideali di libertà – pur senza definirsi libertarians – in un anno in cui il mondo è sconvolto dal più distruttivo conflitto tra stati che la storia ricordi:  Rose Wilder Lane, con The Discovery of Freedom, Isabel Paterson (1886-1961), con The God of the Machine, Ayn Rand con il romanzo The Fountainhead (4). Ad accomunare le autrici, oltre i legami personali di amicizia, sono un radicale individualismo, la difesa dei diritti dell’uomo fondati sul diritto di proprietà, la celebrazione delle conquiste del capitalismo, l’esaltazione della libertà nella società americana, l’elogio delle istituzioni politiche americane per aver reso possibile il governo limitato. Delle tre, la vicenda personale della terza fu quella più influente.

Ayn Rand (1905-1982) era una scrittrice emigrata dalla Russia bolscevica nel 1926 in cerca di libertà e successo. Il suo ruolo guida si affermò negli anni cinquanta con la pubblicazione della summa del randismo, Atlas Shrugged, il romanzo che ha convertito generazioni di americani alla causa del capitalismo e dell’anti-statalismo (5). Dopo il successo nella fiction, l’attività della scrittrice fu indirizzata, negli anni sessanta, all’approfondimento e divulgazione delle sue idee filosofiche e politiche – l’Oggettivismo – attraverso conferenze e la pubblicazione della voce del randismo, The Objectivist Newsletter. La maggior parte di questa produzione fu ripubblicata in raccolte di saggi a partire dal 1961, e ancor oggi continua a cura dell’Ayn Rand Institute (6). In queste opere Rand sostiene un radicale individualismo, la morale dell’egoismo razionale, i diritti naturali dell’uomo basati sul diritto di proprietà, il governo limitato e il capitalismo laissez-faire; la sua è una difesa filosofica, morale del capitalismo, inteso come risultato della volontà prometeica dell’uomo. Il lascito più fecondo per la cultura libertaria è stato l’assioma di non aggressione, ovvero la condanna dell’inizio dell’uso della forza, insieme alla riconduzione dei diritti dell’uomo al diritto di proprietà (7).

L’influenza di Rand non deve esser sottovalutata se si vuol seguire gli sviluppi del pensiero libertario. Il cenacolo della scrittrice – con la quale “di solito comincia” (8) l’esperienza intellettuale dei giovani sostenitori del capitalismo – era il catalizzatore di energie intellettuali devote alla causa della libertà in un’epoca in cui l’intelligencija era massicciamente orientata verso l’interventismo, il keynesismo, il socialismo. Anche il giovane Murray N. Rothbard (1926-1995) fu accolto nel ristretto gruppo newyorkese degli adepti per esserne presto allontanato a causa del suo ‘deviazionismo anarchico’. Nel 1962, infatti, a soli trentasei anni, Rothbard aveva pubblicato Man, Economy, and State, un trattato di economia teorica mirante a restituire alla disciplina lo spessore e la vastità dei classici (9); innestando l’eredità del marginalismo austriaco nella versione misesiana – legge dell’utilità marginale, individualismo metodologico, prasseologia, catallassi – sul fertile tronco dell’individualismo anarchico americano, Rothbard si poneva in rotta di collisione con Ayn Rand in quanto condannava come violento e quindi immorale ogni intervento del governo nel mercato. Per rendersene conto basta leggere tra le righe del saggio randiano “The Nature of Government”, uscito su The Objectivist Newsletter nel dicembre 1963, giusto un anno dopo la comparsa dell’opera di Rothbard; la condanna dell’anarchismo e di qualche confuso giovane sostenitore del capitalismo spintosi fino a parlare di governi in concorrenza è senza appello (10).

La radicalità della sfida anarchica, sempre presente nella cultura americana, aveva fatto una nuova agguerrita apparizione, come un fiume carsico, all’interno della corrente di pensiero che più coerentemente sosteneva la causa del capitalismo. E non è un caso che la nascita ufficiale di questa corrente venga fatta risalire a una “lettera aperta” a Ayn Rand, che sempre rifiutò l’etichetta di libertarian e disprezzò l’anarchismo; la lettera fu scritta nel 1969 da Roy A. Childs, Jr. (1949-1992), infaticabile organizzatore del movimento libertario e acuto polemista, e non ottenne risposta (11). Ma la presentazione teorica completa dell’anarco-capitalismo, come d’ora in poi viene conosciuta la versione anarchica del libertarismo, è dell’anno seguente, sempre ad opera di Rothbard; Power and Market è un libro di economia politica – meglio, di analisi economica dell’intervento politico sul mercato – che affronta uno dei nodi più importanti della filosofia politica, quello del rapporto di comando-obbedienza (12). In esso viene enunciata la sostituzione del monopolio statale della coercizione, dell’amministrazione della giustizia e della protezione dei diritti naturali individuali, con agenzie private in concorrenza.

 

 

3. Il momento libertario: anarchici e minarchici

 

In un brevissimo lasso di tempo si assiste all’esplosione del pensiero libertario. Nel 1970, oltre al libro di Rothbard, esce, stampato privatamente, anche quello di Morris e Linda Tannehill, The Market for Liberty; la sistematizzazione del libertarismo è completata nel 1971 con l’ampia monografia di John Hospers, e con quella di Jerome Tuccille (13). La produzione teorica rifletteva anche il corso degli avvenimenti politici. Non si deve dimenticare che il libertarismo americano si fece movimento autonomo staccandosi dall’associazione “The Young Americans for Freedom”, al congresso di Saint Louis dell’agosto 1969, quando la minoranza del “Libertarian Caucus” rifiutò di sostenere la guerra del Vietnam; a fine anno naque la “Society for Individual Liberty”, nel 1971 il libertarismo si costituiva in partito politico, ed esso è ancora oggi il terzo partito organizzato degli Stati Uniti. In effetti, For a New Liberty di Rothbard è il manifesto teorico-politico del Libertarian Party (14).

Il “momento libertario” proseguiva con successo quando David Friedman (1945-), figlio di Milton, pubblicava nel 1973 The Machinery of Freedom, la versione utilitaristica dell’anarco-capitalismo, delineando così una nuova dicotomia nella famiglia libertaria tra giusnaturalisti e utilitaristi (15).

La notorietà a livello accademico del libertarismo è legata all’opera di Robert Nozick (1938-2002) Anarchy, State, and Utopia, del 1974 (16), presa il più delle volte per una risposta estremistica alla filosofia della giustizia sociale del collega di Harvard John Rawls, di tre anni prima (17). Nonostante l’abbondanza di riferimenti all’opera di Rawls, il vero bersaglio di Nozick è Power and Market di Rothbard, altrimenti non si capirebbe lo spazio dato alla prima parola del titolo, l’anarchia. Nozick si propone, infatti, di superare le obiezioni morali degli anarchici verso lo stato per giustificare l’emergere, attraverso un processo “a mano invisibile”, di uno stato minimo dotato del monopolio della coercizione finalizzato alla protezione dei diritti degli individui.

L’opera di Nozick ha, tra gli altri, il merito di rendere ben visibili le differenze interne alla famiglia libertaria: da una parte i minarchici (archists), dall’altra gli anarchici (anarchists). Dopo la pubblicazione di Anarchy, State, and Utopia il dibattito tra le due correnti si fa serrato. È il gruppo che fa capo a Rothbard e al suo «Journal of Libertarian Studies» che lancia strali polemici contro la triade minarchica Rand, Hospers, Nozick (18). Non è un caso che colui che è stato considerato l’iniziatore della variante anarco-capitalistica con la sua critica ad Ayn Rand – Roy A. Childs, Jr. – abbia proseguito criticando Nozick; è soprattutto quest’ultimo, infatti, a far le spese degli attacchi degli anarchici – Rothbard definisce il minarchismo di Nozick «la immacolata concezione dello stato» – e ad attirare la sferzante ironia di Rothbard quando si palesa la sua defezione dal campo libertario (19). Purtroppo quello che poteva diventare uno dei dialoghi più interessanti della filosofia politica contemporanea non è mai decollato a causa del silenzio di Nozick; come spesso accade, tra posizioni non molto lontane può crearsi un’incomprensione che sfocia in ostilità aperta. La nota vis polemica di Rothbard, alimentata dalla sicurezza di un emarginato considerato un guru dai suoi, non ha certo contribuito a smussare le asperità, ma il silenzio di Nozick sa non poco di albagia.

Con l’eclissi di Nozick, il movimento libertario viene quasi ad identificarsi con Rothbard che nel 1982 pubblica l’esposizione più sistematica del suo pensiero, The Ethics of Liberty (20). Rothbard è un giusnaturalista che si muove nel solco della tradizione lockeiana. Egli prende le mosse dall’assioma dell’assoluto diritto di ogni uomo, primo sul suo corpo (self-ownership), secondo sulle risorse naturali da lui trasformate col suo lavoro (homestead).

In uno dei suoi ultimi scritti l’economista di New York si è occupato anche dei concetti di nazione e stato nazionale, traendo conclusioni interessanti per un’interpretazione libertaria della trasformazione della carta politica del pianeta in questi ultimi anni (21).

 

 

4. Il dibattito attuale

 

Quelle delineate fino ad ora sono le coordinate principali della declinazione più avanzata del liberalismo contemporaneo. L’approccio maggiormente fecondo si è dimostrato quello giusnaturalista anarchico di matrice rothbardiana. Nel solco rothbardiano, di un certo rilievo è la produzione dell’allievo dell’economista newyorkese, Hans-Hermann Hoppe (1949-) (22). Lo studioso tedesco dell’Università di Las Vegas propone un’analisi critica dei nostri concetti politici, su tutti quello di democrazia (23), aggiungendo alle osservazioni di Rothbard una prospettiva storica originale che legge in modo disincantato il passaggio dalla monarchia alla democrazia nei paesi occidentali; prospettiva peraltro già adombrata in autori liberali classici come Bastiat, Tocqueville, de Molinari, Spencer che avevano colto la continuità dei problemi per la libertà nella transizione dal potere della corona a quello dei parlamenti.

Importante è anche l’opera di tutta una vita (e apparsa due anni dopo la morte) dell’anarchico Robert LeFevre (1911-1986), fondatore del Rampart College, che chiama autarchia la sua filosofia basata sul rifiuto assoluto della coercizione (24).

Un’esposizione divulgativa e divertente dell’anarco-capitalismo si trova nel libro dell’economista canadese Walter Block Defending the Undefendable, non a caso con introduzione di Rothbard, in cui si difendono casi disperati, ovvero figure solitamente additate al pubblico disprezzo come l’usuraio, il lenone, lo spacciatore di droga, il ricattatore, in quanto operanti attraverso liberi accordi non implicanti inizio di aggressione (25). Il succès de scandale dell’opera ha però indotto Block a precisare che resta una distinzione tra il libertarismo come filosofia politica e le preferenze morali, essendo il primo una risposta alla domanda sul giusto ruolo della forza nelle relazioni umane, e le seconde espressione di valutazioni soggettive. Rigettando l’appiattimento del libertarismo sul libertinismo che potrebbe scaturire dalla lettura del volume, l’economista canadese si definisce un «conservatore culturale» (26). Tale definizione ha avuto successo tra i libertari, tanto da essere fatta propria dallo stesso Rothbard, il quale, negli ultimi anni della sua vita, dopo la rottura con il Libertarian Party, ha preso a descriversi come un paleo-libertarian in quanto non più a suo agio con gli sviluppi “controculturali” del movimento, avvicinandosi così a correnti della destra tradizionalista americana (27).

Di minor interesse l’applicazione di un altro prefisso al libertarismo, l’abusato post. La discussione ha avuto luogo sulle pagine della «Critical Review», pubblicazione interdisciplinare non strettamente libertarian ma aperta a diverse correnti culturali. Il dibattito è stato suscitato dal direttore Jeffrey Friedman, che ha argomentato, in modo abbastanza pretestuoso, la necessità, dopo la caduta del muro di Berlino, di passare a un “postlibertarianism”, peraltro non definito con precisione, in ragione della presunta inadeguatezza del libertarianism di fronte alle sfide di un mondo post-comunista (28).

Il fiorire del pensiero libertario ha sollevato un certo interesse dando luogo a una esigua letteratura secondaria (29). Se la ricostruzione di Arvon è di un certo rilievo – tracciando la genealogia del libertarismo contemporaneo fin dalle sue origini europee con l’unicismo di Max Stirner –, le opere di Lemieux non vanno al di là di un’esposizione sintetica degli autori esaminati. La monografia di Narveson è una risposta alle argomentazioni di Nozick.

Il libertarismo ha anche provocato una letteratura critica che ha sollevato problemi interessanti ma che spesso ha mancato il bersaglio; è il caso di S.L. Newman, il quale si limita a giustapporre le teorie dei libertari contemporanei a quella di Locke, mostrando come i primi abbiano travisato il secondo. P. van Parijs analizza e critica la posizione libertaria identificandola con Nozick al fine di riformulare una ‘teoria della giustizia’ nel solco di Rawls. Anche T. Nagel limita il suo attacco a Nozick accusandolo di non fondare la libertà dell’individuo. Il libro di Haworth va fuori bersaglio in quanto dilata il libertarismo in senso lato a tutte le teorie a favore della libertà e riduce il libertarismo in senso stretto al mercato (30).

Difficile tracciare un quadro unitario delle prospettive presenti della cultura libertaria. Importanti sono le ricerche in campo giuridico di R. Barnett e B. Benson, dove si mira ad un’analisi teorico-pratica del problema della produzione di regole giuridiche e del sanzionamento dei comportamenti che le trasgrediscono (31). Le tendenze degli studiosi dell’area libertaria sono raggruppate in una raccolta di saggi che apre squarci sui problemi delle società del prossimo secolo; il libro curato da T.R. Machan e D.B. Rasmussen si segnala soprattutto per la terza parte dedicata al confronto con famiglie politiche lontane e diverse come i sostenitori del welfare (Machan), i communitarians (Rasmussen), i sostenitori della fine dell’individualismo (L.E. Lomasky), J. Habermas (Rasmussen), a riprova dell’ampiezza della capacità di analisi del libertarismo (32). Dedicata al tema ineludibile dello stato la raccolta curata da Sanders e Narveson (33). Di un certo interesse è anche la breve monografia del minarchico L. Pollock che propone un’interpretazione kantiana del libertarismo come dottrina morale in cui le relazioni tra uomini si fondano sul mutuo consenso (34). Un altro pensatore di rilievo è l’ungherese Anthony de Jasay che da anni segue un itinerario di ricerca originale (35). La definizione di libertarian in America è ormai corrente, tanto da essere adottata dal prestigioso Cato Institute e da un intellettuale controverso come Charles Murray (36).

 

 

5. Il libertarismo in Italia

 

Il libertarismo e l’anarco-capitalismo conoscono in Italia un ritorno di interesse dopo una pionieristica ricezione sul finire degli anni Settanta, ad opera di Riccardo La Conca e della sua rivista «Claustrøføbia» (37) . Lo stesso La Conca, un decennio più tardi, ha pubblicato una monografia in cui applica alcuni spunti a temi di Public Choice (38). Un altro episodio significativo riguarda il tentativo di Guglielmo Piombini di stimolare la cultura anarco-collettivistica con uno scritto breve ed efficace; non è tanto il dibattito suscitato sulla rivista ad essere interessante (39), quanto il commento fatto in un libriccino in cui, in margine ad un’estesa citazione dell’articolo di Piombini si attribuisce a Rothbard e a D. Friedman «una parziale accettazione dei valori del capitalismo» (40). Per cominciare ad avere un inquadramento scientifico della cultura libertaria e anarco-capitalistica americana si è dovuto attendere gli studi di Luigi Marco Bassani, di Raimondo Cubeddu e di Carlo Lottieri, grazie ai quali si comincia a fare una certa chiarezza in questo campo dando ai libertari americani quello che spetta loro, ovvero un posto di rilievo nella tradizione che combatte per la causa della libertà (41).

Attenzione è venuta anche da aree culturali diverse. La rivista Ideazione, a distanza di anni, ha dedicato due sezioni speciali al libertarismo e a Rothbard (42). Due anche le manifestazioni d’interesse da parte della rivista conservatrice Percorsi che si è occupata dell’anarco-capitalismo con sezioni speciali a più voci (43). Il dibattito sulle idee libertarie è ora condotto soprattutto su due riviste: Enclave, della Leonardo Facco Editore, e élites; quest’ultima ha dedicato il primo numero del 1999 a “l’arcipelago libertario” con contributi di studiosi italiani e stranieri (44).

Questo ritorno di interesse ha dato l’avvio a una produzione italiana di tendenza libertarian – culminata nella “conversione” di Sergio Ricossa – che comprende contributi su temi quali la storia del pensiero politico, l’ecologia, la teoria del diritto, la storiografia (45). Da un punto di vista storico, l’acquisizione più importante è stata la riscoperta di Bruno Leoni, a partire dalla traduzione italiana del suo libro più importante, avvenuta nel 1995 (46). E nel segno della riscoperta dei “padri fondatori” è anche la messe di traduzioni in italiano di classici della tradizione individualistica degli ultimi tre secoli (47).

Il primo ad interessarsi criticamente al libertarismo è stato Domenico Settembrini che ha collocato l’anarco-capitalismo nel solco del liberalismo classico, richiamando però l’attenzione su presunte affinità con l’anarchismo classico (48).

Da segnalare anche il contributo critico di Mauro Barberis che nella sua monografia sul concetto di libertà ha inserito un paragrafo sulla “libertà libertaria” dedicato alle posizioni di Nozick e degli anarco-capitalisti di cui viene riconosciuta l’importanza teorica (49), a fronte però di incomprensioni che testimoniano come non sia facile raccogliere la sfida di un pensiero veramente altro rispetto al mainstream della cultura occidentale. Le medesime difficoltà di comprensione si trovano in altri critici come Pier Paolo Portinaro ed Enrico Diciotti, i quali non colgono gli aspetti fondamentali e innovativi del pensiero libertario (50).

 

 

Note

 

(1) Per studiare le “ideologie” americane William S. Maddox e Stuart A. Lile, Beyond Liberal and Conservative. Reassessing the Political Spectrum, Washington, Cato Institute, 1984, si giovano di una quadripartizione tra liberals, conservatives, libertarians, populists. Cfr. anche Roberta Adelaide Modugno, Oltre la Destra e la Sinistra, contro lo Statalismo: i Libertarians, in Dario Antiseri e Lorenzo Infantino (a cura di), Destra e Sinistra due parole ormai inutili, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1999, pp. 101-110.

(2) Per affrontare questioni di confine cfr. George W. Carey (ed.), Freedom and Virtue: The Conservative/Libertarian Debate, Lanham, University Press of America, 1984; Nigel Ashford-Stephen Davies (eds), A Dictionary of Conservative and Libertarian Thought, London-New York, Routledge, 1991.

(3) Cfr. Norman P. Barry, On Classical Liberalism and Libertarianism, London, Macmillan, 1986; trad. it. Del liberalismo classico e del libertarianismo, Roma, elidir, 1993.

(4) Cfr. Rose Wilder Lane, The Discovery of Freedom. Man’s Struggle Against Authority, New York, The John Day Company, 1943; With a New Introduction by Roger Lea MacBride, s.l. [New York], Laissez Faire Books, 1984; Isabel Paterson, The God of the Machine, New York, G.P. Putnam, 1943; With a New Introduction by Stephen Cox, New Brunswick-London, Transaction Publishers, 1993; Ayn Rand, The Fountainhead, New York, Bobbs-Merril, 1943; trad. it. di La fonte meravigliosa, Milano, Baldini & Castoldi, 1947; Milano, Corbaccio, 1996.

(5) Cfr. Rand, Atlas Shrugged, New York, Random House, 1957; trad. it. La rivolta di Atlante, Milano, Garzanti, 1958. Della Rand sono disponibili in italiano anche i romanzi precedenti The Fountainhead: We the Living, New York, Macmillan, 1936; revised edition, New York, Random House, 1959; trad. it. Noi vivi, Milano, Baldini & Castoldi, 1937; Milano, Longanesi, 1990; Milano, tea, 1992; Anthem, London, Cassel, 1938; revised edition, Los Angeles, Pamphleteers, 1945; trad. it. La vita è nostra, Milano, Baldini & Castoldi, 1938; trad. della seconda edizione Anthem (Inno), Messina, Alfa, 1997; Antifona, Macerata, Liberilibri, 2003. È ora disponibile lo studio di A. Laganà, L’opera narrativa di Ayn Rand, Reggio Calabria, Falzea, 1997.

(6) Rand, For the New Intellectual: The Philosophy of Ayn Rand, New York, Random House, 1961. The Virtue of Selfishness: A New Concept of Egoism, New York, New American Library, 1964; trad. it. La virtù dell’egoismo. Un concetto nuovo di egoismo, Macerata, Liberilibri, 1999. Capitalism: The Unknown Ideal (1966), New York, Signet, 1967. Introduction to Objectivist Epistemology, New York, New American Library, 1979; Second edition, 1990. The Romantic Manifesto: A Philosophy of Literature, New York, World Publishing Company, 1969. The New Left: The Anti-Industrial Revolution, New York, New American Library, 1971; Second edition Return to the Primitive: The Anti-Industrial Revolution, Edited by Peter Schwartz, 1998. Philosophy: Who Needs It, Introduction by Leonard Peikoff, New York, Bobbs-Merrill, 1982. The Voice of Reason: Essays in Objectivist Thought, Edited by L. Peikoff, New York, New American Library, 1989. The Ayn Rand Column, Introduction by Peter Schwartz, Oceanside, Second Renaissance Books, 1991.

(7) Sul pensiero di Ayn Rand cfr. Patrick M. O’Neil, Ayn Rand and the Is-Ought Problem, «Journal of Libertarian Studies», 7 (1983), n. 1, pp. 81-99. Douglas Den Uyl-Douglas Rasmussen (eds), The Philosophic Thought of Ayn Rand, Chicago, University of Illinois Press, 1984. N.P. Barry, On Classical Liberalism cit., chap. 7 “Ayn Rand and Egoism”, pp. 108-131; trad. it. pp. 135-163. Barbara Branden, The Passion of Ayn Rand, New York, Doubleday, 1986. Ronald E. Merrill, The Ideas of Ayn Rand, LaSalle, Open Court, 1991. Leonard Peikoff, Objectivism: The Philosophy of Ayn Rand, New York, Dutton, 1991. Chris Matthew Sciabarra, Ayn Rand: The Russian Radical, University Park, The Pennsylvania State University Press, 1995. Tibor R. Machan, Ayn Rand, New York, Lang, 1999. N. Iannello, Radicali per il capitalismo. L’Oggettivismo di Ayn Rand, Introduzione a Ayn Rand, La virtù dell’egoismo cit., pp. IX-XXXIII.

(8) Cfr. Jerome Tuccille, It Usually Begins with Ayn Rand, New York, Stein and Day, 1972.

(9) Cfr. Murray N. Rothbard, Man, Economy, and State. A Treatise on Economic Principles (1962), Auburn, Ludwig von Mises Institute, 1993. Cfr. Ludwig von Mises, Human Action. A Treatise on Economics (1949), Chicago, Regnery, 1966; trad. it. L’azione umana. Trattato di economia, Torino, utet, 1959.

(10) Cfr. Rand, The Virtue of Selfishness cit., pp. 131-132.

(11) Roy A. Childs, Jr., Objectivism and the State: An Open Letter to Ayn Rand (1969), in Liberty Against Power. Essays by Roy A. Childs, Jr., edited by Joan Kennedy Taylor, San Francisco, Fox & Wilkes, 1994, pp. 145-156.

(12) Cfr. Rothbard, Power and Market. Government and the Economy (1970), Menlo Park, Institute for Humane Studies, 1977.

(13) Cfr. Morris and Linda Tannehill, The Market for Liberty (1970), San Francisco, Fox & Wilkes, 1993. John Hospers, Libertarianism: A Political Philosophy for Tomorrow, Los Angeles, Nash, 1971. J. Tuccille, Radical Libertarianism: A Right-Wing Alternative, New York, Harper & Row, 1971.

(14) Rothbard, For a New Liberty. The Libertarian Manifesto, New York, Macmillan, 1973, Revised edition, New York, Collier, 1978; trad. it. Per una nuova libertà. Il manifesto libertario, Macerata, Liberilibri, 1996. Per un’esposizione divulgativa del programma del Libertarian Party cfr. David Bergland, Libertarianism in One Lesson (1984), Sixth edition, Costa Mesa, Orpheus, 1993.

(15) Cfr. David Friedman, The Machinery of Freedom. Guide to a Radical Capitalism, New York, Harper & Row, 1973, Second edition, LaSalle, Open Court, 1989; trad. it. L’ingranaggio della libertà. Guida a un capitalismo radicale, Macerata, Liberilibri, 1997; Id., Hidden Order. The Economics of Everyday Life, New York, HarperCollins, 1996; Id., Law’s Order. What Economics Has To Do With Law and Why It Matters, Princeton, Princeton University Press, 2000. Cfr. Fabio Massimo Nicosia, David Friedman, realista giuridico libertario, in Id., Il diritto di essere liberi. Per una teoria libertaria della secessione, della proprietà e dell’ordine giuridico, Treviglio, Leonardo Facco Editore, 1997, pp. 88-97; Id., “Giusnaturalisti” e “utilitaristi” nel “libertarianism” contemporaneo: un contrasto insolubile?, «Materiali per una storia della cultura giuridica», XXVII (1997), n. 1, pp. 151-179.

(16) Cfr. Robert Nozick, Anarchy, State, and Utopia, New York, Basic Books, 1974; trad. it. Anarchia Stato e utopia, Firenze, Le Monnier, 1981; Anarchia, stato e utopia, Milano, Il Saggiatore, 2000. Non deve stupire che anche Nozick “cominci” con Ayn Rand, cfr. On the Randian Argument, «The Personalist», 52 (Spring 1971), pp. 282-304, rist. in Socratic Puzzles, Cambridge, Harvard University Press, 1997, pp. 249-264; trad. it. Sull’argomento di Ayn Rand, in Puzzle socratici, Milano, Raffaello Cortina, 1999, pp. 295-314. Su Nozick cfr. Jeffrey Paul (ed.), Reading Nozick, Totowa, Rowman & Allanheld, 1981. Angelo M. Petroni (a cura di), Giustizia come libertà?, «Biblioteca della libertà», XIX (1984), n. 91, con contributi di G.A Cohen, L. Fretz, I.M. Kirzner, S. Maffettone, A.M. Petroni, C.C. Ryan, P. van Parijs. N.P. Barry, On Classical Liberalism cit., chap. 8 “Robert Nozick and the Minimal State”, pp. 132-160; trad. it. pp. 165-200. Jonathan Wolff, Robert Nozick. Property, Justice and the Minimal State, Stanford, Stanford University Press, 1991. Sezione monografica di «Studi Perugini», I (1996), n. 2, con contributi di N. Iannello, B. Williams, C. Lottieri, J. Wolff, S. Maffettone, G.A Cohen,  A.M. Petroni, S. Ricossa.

(17) Cfr. John Rawls, A Theory of Justice, Cambridge, The Belknap Press of Harvard University Press, 1971; trad. it. Una teoria della giustizia, Milano, Feltrinelli, 1982.

(18) Cfr. David Osterfeld, Internal Inconsistencies in Arguments for Government: Nozick, Rand, Hospers, «Journal of Libertarian Studies», 4 (1980), n. 3, pp. 331-340.

(19) Per le critiche anarchiche cfr. Randy E. Barnett, Whither Anarchy? Has Robert Nozick Justified the State?, «Journal of Libertarian Studies», 1 (1977), n. 1, pp. 15-21; trad. it. Dove va l’anarchia? Robert Nozick è riuscito a giustificare lo stato?, «Federalismo & Libertà», IX (2002), n. unico, pp. 287-298. R.A. Childs, Jr., The Invisible Hand Strikes Back, ivi, pp. 23-33, rist. in Liberty Against Power cit., pp. 157-178. M.N. Rothbard, Robert Nozick and the Immaculate Conception of the State, ivi, pp. 45-57, rist. come cap. 29 di The Ethics of Liberty (1982), New York, New York University Press, 1998, pp. 231-253; trad. it. L’etica della libertà, Macerata, Liberilibri, 1996, pp. 361-390. John T. Sanders, The Free-Market Model versus Government: A Reply to Nozick, ivi, pp. 35-44. Jeffrey Paul, Nozick, Anarchism, and Procedural Rights, «Journal of Libertarian Studies», 1 (1977), n. 4, pp. 337-340. Frederic C. Young, Nozick and the Individualist Anarchist, «Journal of Libertarian Studies», 8 (1986), n. 1, pp. 43-49. Per l’ironia di Rothbard cfr. Introduction to the French Edition of Ethics of Liberty, «Journal of Libertarian Studies», 10 (1991), n. 1, pp. 19-21, dove perfidamente afferma che la defezione di Nozick dal campo libertario non è una grossa perdita; egli si riferisce a Nozick, The Examined Life, New York, Simon and Schuster, 1988 (trad. it. La vita pensata, Milano, Mondadori, 1990), dove l’autore abbandona esplicitamente il libertarismo. Sul rapporto tra anarchici e minarchici cfr. Aeon J. Skoble, The Anarchism Controversy, in Tibor R. Machan-Douglas B. Rasmussen (eds), Liberty for the Twenty-First Century. Contemporary Libertarian Thought, Lanham, Rowman & Littlefield, 1995, pp. 77-96. Tibor R. Machan, Anarchism and Minarchism: A Rapprochement, «Journal des Économistes et des Études Humaines», XII (2002), n. 4, pp. 569-588.

(20) Cfr. The Ethics of Liberty cit.; trad. it. L’etica della libertà cit. cui Luigi Marco Bassani ha premesso un pregevole saggio introduttivo, L’anarco-capitalismo di Murray Newton Rothbard, pp. XI-XLIII. Su Rothbard cfr. Walter Block-Llewellyn H. Rockwell, Jr. (eds), Man, Economy, and Liberty: Essays in Honor of Murray N. Rothbard, Auburn, Ludwig von Mises Institute, 1988. N.P. Barry, Rothbard: Liberty, Economy, and State, «Journal des Economistes et des Etudes Humaines», 6 (1995), n. 1, pp. 105-119. Justin Raimondo, An Enemy of the State: The Life of Murray N. Rothbard, Amherst, Prometheus Books, 2000.

(21) Cfr. Rothbard, Nations by Consent: Decomposing the Nation-State, «Journal of Libertarian Studies», 11 (1994), n. 1, pp. 1-10; trad. it. Nazioni per consenso: decomporre lo Stato nazionale, in Ernest Renan-Murray N. Rothbard, Nazione, cos’è, a cura di N. Iannello e C. Lottieri, Treviglio, Leonardo Facco Editore, 1996, pp. 44-53. L’unico studio italiano sull’argomento è Guglielmo Piombini, La città privata. Casi di federalismo radicale, «Federalismo & Società», III (1996), n. 2, pp. 191-215.

(22) Hans-Hermann Hoppe, Handeln und Erkennen, Bern, Lang, 1976; Kritik der kausalwissenschaftlichen Sozialforschung, Opladen, Westdeutscher Verlag, 1983; Eigentum, Anarchie und Staat, Opladen, Westdeutscher Verlag, 1987; A Theory of Socialism and Capitalism. Economics, Politics and Ethics, Boston, Kluwer, 1989; Fallacies of the Public Goods Theory and the Production of Security, «Journal of Libertarian Studies», 9 (1989), n. 1, pp. 27-46; The Economics and Ethics of Private Property: Studies in Political Economy and Philosophy, Boston, Kluwer, 1993; The Impossibility of Limited Government and the Prospects for a Second American Revolution, in John Denson (ed.), Reassessing the Presidency. The Rise of the Executive State and the Decline of Freedom, Auburn, Ludwig von Mises Institute, 2001, pp. 667-696; trad. it. Sull’impossibilità dello Stato minimo e le prospettive per la rivoluzione, in Enrico Colombatto, Alberto Mingardi (a cura di), Il coraggio della libertà. Saggi in onore di Sergio Ricossa, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002, pp. 255-283; Natural Order, the State, and the Immigration Problem, «Journal of Libertarian Studies», 16 (2002), n. 1, pp. 75-97; trad. it. L’ordine naturale, lo Stato e il problema dell’immigrazione, «Federalismo & Libertà», VIII (2001), n. 1-2, pp. 211-225; Hoppe (ed.), The Myth of National Defense. Essays on the Theory and History of Security Production, Auburn, Ludwig von Mises Institute, 2003. Cfr. Lottieri, Il pensiero politico di Hans-Hermann Hoppe tra diritti individuali e strategie libertarie, in Hoppe, Abbasso la democrazia. L’etica libertaria e la crisi dello stato, a cura di Lottieri, Treviglio, Leonardo Facco Editore, 2000, pp. 13-25.

(23) Hoppe, Time Preference, Government, and the Process of Decivilization – from Monarchy to Democracy, «Journal des Économistes et des Études Humaines», V (1994), n. 2-3, pp. 319-351; The Political Economy of Monarchy and Democracy, and the Idea of a Natural Order, «Journal of Libertarian Studies», 11 (1995), n. 2, pp. 94-121; trad. it. L’economia politica della monarchia e della democrazia, e l’idea di un ordine naturale, «Federalismo & Libertà», VI (1999), n. 5-6, pp. 269-297; Abbasso la democrazia cit.; Democracy: The God That Failed, New Brunswick, Transaction, 2001; trad. it. Democrazia, il dio che ha fallito, Macerata, Liberilibri, in corso di pubblicazione.

(24) Cfr. Robert LeFevre, The Fundamentals of Liberty, Santa Ana, Rampart Institute, 1988. Cfr. anche The Philosophy of Ownership, Orange, Pine Tree Press, 1985.

(25) Walter Block, Defending the Undefendable (1976), San Francisco, Fox & Wilkes, 1991; trad. it. Difendere l’indifendibile, Macerata, Liberilibri, 1993.

(26) Cfr. Block Libertarianism and libertinism, «Journal of Libertarian Studies», 11 (1994), n. 1, pp. 117-128, inserito come Postfazione alla trad. it. di Difendere l’indifendibile cit., pp. 229-251.

(27) Cfr. The Irrepressible Rothbard. The Rothbard-Rockwell Report. Essays of Murray Rothbard, Edited with an Introduction by Llewellyn H. Rockwell, Jr., Burlingame, The Center for Libertarian Studies, 2000.

(28) Cfr. Jeffrey Friedman, Postmodernism vs. Postlibertarianism, «Critical Review», 5 (1991), n. 2, pp. 145-158; Richard Cornuelle, The Power and Poverty of Libertarian Thought, «Critical Review», 6 (1992), n. 1, pp. 1-10; Jan Narveson, Libertarianism, Postlibertarianism, and the Welfare State: Reply to Friedman, ivi, pp. 45-82; Antony Flew, Dissent from “The New Consensus”: Reply to Friedman, ivi, pp. 83-96; Tibor R. Machan, The Right to Private Property: Reply to Friedman, ivi, pp. 97-106; Donald N. McCloskey, Minimal Statism and Metamodernism: Reply to Friedman, ivi, pp. 107-112; Jeffrey Friedman, After Libertarianism: Rejoinder to Narveson, McCloskey, Flew, and Machan, ivi, pp. 113-152; Alec Nove, Questions for Postlibertarians: Reply to Friedman, «Critical Review», 6 (1992), n. 4, pp. 601-603; Friedman, Postlibertarianism Is Not Libertarianism: Rejoinder to Nove, ivi, pp. 605-609; W. William Woolsey, Libertarianism: Mainstream, Radical, and Post, «Critical Review», 8 (1994), n. 1, pp. 73-84; David L. Brooks, The Problems of Postlibertarianism: Reply to Friedman, ivi, pp. 85-94; Raphael Sassower-Joseph Agassi, Avoiding the Posts: Reply to Friedman, ivi, pp. 95-111; Ingrid Harris, “Instincts into Sacred Cows”: Are Hermeneutical Universals Reducible to Agreement? Reply to Friedman, ivi, pp. 113-136; Friedman, Truth and Liberation: Rejoinder to Brooks, Sassower and Agassi, and Harris, ivi, pp. 137-157.

(29) Cfr. Henri Arvon, Les libertariens américains. De l’anarchisme individualiste à l’anarcho-capitalisme, Paris, Presses Universitaires de France, 1983; Pierre Lemieux, Du libéralisme à l’anarcho-capitalisme, Paris, Presses Universitaires de France, 1983; Id., L’anarcho-capitalisme, Paris, Presses Universitaires de France, 1988; Jan Narveson, The Libertarian Idea, Philadelphia, Temple University Press, 1988.

(30) Cfr. Thomas Nagel, Libertarianism Without Foundations, in J. Paul (ed.), Reading Nozick cit., pp. 191-205. Stephen L. Newman, Liberalism at Wits’ End: The Libertarian Revolt Against the Modern State, Ithaca-London, Cornell University Press, 1984. Philippe van Parijs, Qu’est-ce qu’une société juste? Introduction à la pratique de la philosophie politique, Paris, Seuil, 1991; trad. it. Che cos’è una società giusta?, Firenze, Ponte alle Grazie, 1995. Alan Haworth, Anti-libertarianism. Markets, Philosophy and Myth, London and New York, Routledge, 1994.

(31) Cfr. Randy E. Barnett, Pursuing Justice in a Free Society: Part One–Power vs. Liberty, «Criminal Justice Ethics», 4 (Summer/Fall 1985), n. 2, pp. 50-72; Pursuing Justice in a Free Society: Part Two–Crime Prevention and the Legal Order, «Criminal Justice Ethics», 5 (Winter/Spring 1986), n. 1, pp. 30-54; The Structure of Liberty. Justice and the Rule of Law, Oxford, Clarendon Press, 1998. Bruce L. Benson, The Enterprise of Law. Justice without the State, San Francisco, Pacific Research Institute for Public Policy, 1990; Id., To Serve and Protect: Privatization and Community in Criminal Justice, New York, New York University Press, 1998.

(32) Cfr. Tibor R. Machan-Douglas B. Rasmussen (eds), Liberty for the Twenty-First Century. Contemporary Libertarian Thought cit..

(33) Cfr. John T. Sanders-Jan Narveson (eds), For and Against the State. New Philosophical Readings, Rowman & Littlefield, Lanham-London, 1996.

(34) Cfr. Lansing Pollock, The Free Society, Boulder, Westview Press, 1996.

(35) Anthony de Jasay, The State, Oxford, Blackwell, 1985; Id., Social Contract, Free Ride: A Study of the Public Goods Problem, Oxford, Oxford University Press, 1989; Id., Choice, Consent, Contract: A Restatement of Liberalism, London, Institue of Economic Affairs, 1991; Id., Against Politics. On Government, Anarchy, and Order, London-New York, Routledge, 1998.

(36) Cfr. David Boaz, Libertarianism. A Primer, New York, The Free Press, 1997; Id. (ed.), The Libertarian Reader. Classic and Contemporary Readings from Lao-tzu to Milton Friedman, New York, The Free Press, 1997. J.A. Dorn, The Future of Money in the Information Age, Washington, Cato Institute, 1997; trad. it. Il futuro della moneta, Milano, Feltrinelli, 1998. Charles Murray, What It Means to Be a Libertarian, New York, Broadway Books, 1997.

(37) Cfr. «Claustrøføbia. La rivista che rompe il cerchio», cinque numeri usciti tra il 1978 e il 1979; su questa rivista cfr. F.M. Nicosia, Libertarismo italiano, non solo Re Nudo, «Ideazione», III (1996), n. 5, pp. 126-137.

(38) Cfr. Riccardo La Conca, Democrazia, mercato e concorrenza, Milano, SugarCo, 1988.

(39) Cfr. G. Piombini, Per l’anarco-capitalismo, e la replica di Pietro Adamo, Capitalismo, mercato e anarchia, «A-Rivista anarchica», maggio 1995, n. 218, pp. 17-20 e 21-26. Il dibattito è poi proseguito sui numeri seguenti della rivista.

(40) Cfr. Marzio Zanantoni, Anarchismo, Milano, Editrice Bibliografica, 1996, p. 86.

(41) Cfr. L.M. Bassani, Albert Jay Nock e i libertari americani: i “fedeli attardati della grande tradizione”, introduzione a Albert Jay Nock, Il nostro Nemico, lo Stato, Macerata, Liberilibri, 1994, pp. IX-XXXIX; Id., Thomas Jefferson: alle radici del radicalismo democratico e libertario americano, introduzione a Contro lo Stato nazionale. Federalismo e democrazia in Thomas Jefferson, a cura di Bassani, Bologna, Il Fenicottero, 1995, pp. 15-56. Raimondo Cubeddu, Atlante del liberalismo, Roma, Ideazione, 1997. C. Lottieri, Il pensiero libertario contemporaneo, Macerata, Liberilibri, 2000; Id., Gli individui di fronte al diritto e allo Stato: le ragioni del libertarismo e di Murray N. Rothbard, in Enrico Diciotti, Carlo Lottieri, Il libertarismo di Murray N. Rothbard. Un confronto, Siena, Dipartimento di Scienze storiche, giuridiche, politiche e sociali, 2002, pp. 103-207.

(42) “Tutto il potere al singolo”, «Ideazione», III (1996), n. 5, pp. 105-153, con scritti di R. Cubeddu, C. Lottieri, F.M. Nicosia, G. Berti; la sezione si chiude con una mini-antologia rothbardiana a cura di R.A. Modugno, Per l’individuo, contro il Leviatano. “Murray N. Rothbard. Un’idea di libertà ‘politicamente scorretta’”, «Ideazione», X (2003), n. 1, pp. 181-226, con scritti di N. Iannello, C. Lottieri, J.R. Stromberg, e la versione italiana di Rothbard, Perché essere libertari?.

(43) “Gli anarco-capitalisti o dell’egoismo virtuoso”, a cura di Giancristiano Desiderio e Marco Respinti, «Percorsi», II (1998), n. 1, pp. 39-48; “Anatomia degli anarco-capitalisti”, «Percorsi», IV (2000), n. 29, pp. 21-35, con scritti di A. Di Lello, C. Lottieri, G. Desiderio, P. Di Muccio, A. Canovari, M. Finazzer Flory, M. Respinti.

(44) Cfr. «élites», III (1999), n. 1, con scritti di M.N. Rothbard, N. Iannello, F.A. Hayek, A. Rand, I.M. Kirzner, P. Salin, C. Lottieri, A. Mingardi, F. Cormino, E. Racca, A. Canovari.

(45) Cfr. Sergio Ricossa, Da liberale a libertario. Cronache di una conversione, a cura di Alberto Mingardi, Treviglio, Leonardo Facco Editore, 1999. Enrico Colombatto, Alberto Mingardi (a cura di), Il coraggio della libertà. Saggi in onore di Sergio Ricossa cit.. AA.VV., a cura del CIDAS, L’insopportabile peso dello stato, Treviglio, Leonardo Facco Editore, 2000. C. Lottieri-G. Piombini, Privatizziamo il chiaro di luna! Le ragioni dell’ecologia di mercato, Treviglio, Leonardo Facco Editore, 1996. F.M. Nicosia, Il diritto di essere liberi. Per una teoria libertaria della secessione, della proprietà e dell’ordine giuridico cit.. G. Piombini, La proprietà è sacra, Bologna, Il Fenicottero, 2001. Alberto Mingardi, a cura di, Le ragioni del non voto, Viterbo, Stampa Alternativa, 1999; Id., Estremisti della libertà. Dialoghi sul libertarismo nell’epoca di Internet, Prefazione di Sergio Ricossa, Treviglio, Leonardo Facco Editore, 1999; Id., 1999 fuga dallo stato. Il “pensiero forte” nell’epoca di Internet, Treviglio, Leonardo Facco Editore, 2000. Paolo Zanotto, Il movimento libertario americano dagli anni sessanta ad oggi: radici storico-dottrinali e discriminanti ideologico-politiche, Siena, Univeristà di Siena, 2001. Roberta Modugno, Murray N. Rothbard e la teoria anarco-capitalista, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1997. David Gordon, Roberta A. Modugno Crocetta, Individualismo metodologico: dalla Scuola austriaca all’anarco-capitalismo, Roma, Luiss Edizioni, 2001. Stefania Mazzone, Stato e anarchia. Il pensiero politico del libertarismo americano: Murray Newton Rothbard, Milano, Giuffrè, 2000.

(46) Bruno Leoni, Freedom and the Law (1961), Expanded third edition, Indianapolis, Liberty Fund, 1991; trad. it. La libertà e la legge, Macerata, Liberilibri, 1995; Id., Le pretese e i poteri: le radici individuali del diritto e della politica, a cura di Mario Stoppino, Milano, Società Aperta, 1997; Id. La sovranità del consumatore, Roma, Ideazione, 1997; Id., Lezioni di filosofia del diritto, a cura di C. Lottieri, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003; Id. Lezioni di dottrina dello Stato, a cura di Raffaele De Mucci e Lorenzo Infantino, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2004; Id., La libertà del lavoro. Scritti su concorrenza, sciopero e serrata, a cura di C. Lottieri, Prefazione di S. Ricossa, Treviglio-Soveria Mannelli, Facco-Rubbettino, 2004.

(47) Cfr. Trenchard e Gordon, Cato’s Letters. Antologia, a cura di C. Lottieri, Macerata, Liberilibri, 1997. Edmund Burke, A Vindication of Natural Society: or, A View of the Miseries and Evils arising to Mankind from every Species of Artificial Society (17572), Indianapolis, Liberty Fund, 1982; trad. it. Difesa della società naturale, Macerata, Liberilibri, 1993. Contro lo statalismo. Bastiat, de Molinari, a cura di C. Lottieri, Macerata, Liberilibri, 1994. Frédéric Bastiat, Il potere delle illusioni, a cura di A. Falato, Napoli, Guida, 1998; Id., La Legge, Treviglio, Leonardo Facco Editore, 2001. Lysander Spooner, No Treason (1867, 1870); Vices are not Crimes. A Vindication of Moral Liberty (1875); Natural Law (1882), in The Lysander Spooner Reader, With an Introduction by George H. Smith, San Francisco, Fox & Wilkes, 1992; trad. it. Nessun tradimento; I vizi non sono crimini. Una rivendicazione della libertà morale; Legge di natura, in I vizi non sono crimini, Macerata, Liberilibri, 1998. Alberto Mingardi-Guglielmo Piombini, a cura di, Copia pure. Il diritto di copiare nei saggi dell’anarchico Benjamin Tucker, Viterbo, Stampa Alternativa, 2000. Alberto Mingardi-Guglielmo Piombini, a cura di, Anarchici senza bombe. Il nuovo pensiero libertario, Viterbo, Stampa Alternativa, 2001. N. Iannello, a cura di, La società senza stato. I fondatori del pensiero libertario, Treviglio-Soveria Mannelli, Facco-Rubbettino, 2004.

(48) Cfr. Domenico Settembrini, Il labirinto rivoluzionario, Milano, Rizzoli, 1979, vol. 2, specialmente cap. IV, “Nel solco della rivoluzione liberale: l’anarco-capitalismo”, pp. 353-388, con brani di Rand, La Conca, Rothbard, Tannehill, D. Friedman, Tuccille.

(49) Cfr. Mauro Barberis, Libertà, Bologna, Il Mulino, 1999, pp. 124-129. Dello stesso autore cfr. il bizzarro Sognando California. Quasi una prefazione, in F.M. Nicosia, Il sovrano occulto, Milano, Angeli, 2000, pp. 11-13, dove Barberis prende di mira la “miseria” dell’anarco-capitalismo italiano con umorismo da avanspettacolo.

(50) Pier Paolo Portinaro, Profilo del liberalismo, in Benjamin Constant, La libertà degli antichi, paragonata a quella dei moderni, a cura di Giovanni Paoletti, Torino, Einaudi, 2001, pp. 146-147 e 152-153. Enrico Diciotti, Il capitalismo libertario (e illiberale) di Murray N. Rothbard, «Ragion pratica», 15 (2000), pp. 197-239; Id., La religione della proprietà: una critica del libertarismo di Murray N. Rothbard, in Diciotti, Lottieri, Il libertarismo di Murray N. Rothbard. Un confronto cit., pp. 7-101.