Percorso Geologia

G1 - Punto panoramico

    Difficoltà Media     
>> Scarica la foto panoramica

La panoramica sulla Baia di Muggia e sul Golfo di Trieste è davvero spettacolare. All’estrema sinistra si nota la falesia di Duino con sullo sfondo le Prealpi Giulie. Spostandosi verso est inizia il ciglione carsico, punteggiato dalle numerose cave bianche in pietra calcarea, che si segue ininterrottamente fino a giungere alla Val Rosandra, alla destra estrema. La Val Rosandra è l’unico esempio di valle fluviocarsica del Carso triestino con idrografia superficiale. Da un lato della valle si vedono gli strati calcarei suborizzonali, sull’altro alto si intravede l’anticlinale del Monte Carso, caratterizzato verso la sommità da un’estesa spianata. L’abitato di Bagnoli della Rosandra, sorge allo sbocco della valle e poggia sul conoide alluvionale formato dal T. Rosandra. Immediatamente a Sud-Ovest delle cave corre un sovrascorrimento, a direzione dinarica (SE-NW), che mette a contatto i bianchi calcari cretacico-eocenici (da 125 a 50 milioni di anni) sul flysch (un’alternanza di arenarie e marne formatasi fra 50 e 40 milioni di anni fa). Tutta la città di Trieste è stata costruita su quest’ultima formazione che prende il nome di Flysch di Trieste. In primo piano la baia (o Vallone) di Muggia su cui si affacciano il porto e la zona industriale della città. Le cime imbiancate sullo sfondo vanno dal Monte Canin (2587 m) nelle Alpi Giulie fino al Monte Nero o Krn Vrh (2245) in Slovenia nella valle del Fiume Isonzo e più a sud si intravedono le cime più alte della Selva di Ternova.

Sosta G2 - La roccia del Castelliere

    Difficoltà Media     

Nella penisola muggesana il substrato è costituito da un’unica formazione geologica: il Flysch di Trieste. Il flysch (o meglio la torbidite) è un corpo sedimentario costituito da un’alternanza ciclica di arenarie e marne.
L’arenaria è una roccia formata da sabbia cementata di color grigio plumbeo quando è sana, e marrone-rossastro se alterata. Queste sabbie, derivanti dall’erosione di catene montuose in via di formazione, sono state inizialmente depositate a mare lungo le antiche coste. Successivamente i sedimenti sono stati mobilizzati e ridepositati in ambiente marino più profondo tramite correnti di torbida innescate da eventi eccezionali (frane sottomarine, piene fluviali, terremoti, tsunami).
La marna, chiamata anche “pelite torbiditica” è il risultato della decantazione delle particelle più fini della corrente di torbida e dei sedimenti marini. E’ una roccia sedimentaria calcareo-argillosa di colore grigio chiaro, decisamente meno resistente dell’arenaria.
Ogni coppia arenaria-marna rappresenta “un evento” di corrente di torbida. Il castelliere è stato costruito utilizzando lastre di arenaria con spessore variabile da 10-20 cm fino a 50-70 cm. Il materiale è stato cavato nelle immediate vicinanze, come testimoniato dai numerosi fronti di cava ancora oggi ben visibili.

Sosta G3 - Panoramica Monte d’Oro-Slovenia

    Difficoltà Media     
>> Scarica la foto panoramica

In primo piano, al di là della valle delle Noghere solcata dal rio Ospo, si incontra l’altura in Flysch del Colle di Monte d’Oro.
Alle spalle dell’abitato di Prebenico si osserva il costone calcareo di S. Servolo sovrascorso sul Flysch e che affiora con continuità verso Ovest fino al Monte Carso e alla Val Rosandra.

Sosta G4 - Cava Renice

    Difficoltà Media     

Presso la cava Renice (ex cava Gorlato) è possibile osservare la tipica roccia che costituisce tutta la penisola muggesana e cioè il “Flysch di Trieste”. Sul fronte di cava si osservano strati di arenaria dello spessore variabile, da pochi cm a 70-80 cm, alternati a strati centimetrici di pelite torbiditica (marna). Gli strati sono suborizzontali.
componenti principali delle arenarie sono clasti di quarzo, di plagioclasi, di miche e frammenti carbonatici. Il colore marrone-rossastro delle arenarie è dovuto all’ossidazione dei minerali ferrosi contenuti nella roccia.
La facies torbiditica presente nella cava è quella del “flysch arenaceo” in cui il rapporto arenaria/pelite è ≥ 1. L’arenaria veniva un tempo utilizzata come pietra da costruzione; oggi invece trova impiego prevalente quale pietra ornamentale con il nome di “masegno”.

Sosta G5 - Tracce fossili

    Difficoltà Media     

L’arenaria rappresenta uno scenario marino di più o meno 45 milioni di anni fa: un fondale ad una profondità di qualche centinaio di metri, senza luce, con tante evidenze di vita! A quel tempo, il fondale era costituito da una sabbia trasportata da correnti di torbida, innescate da frane sottomarine. Sulla superficie degli strati si vedono resti fossili di vegetali e molte tracce prodotte da organismi che, milioni di anni fa, avevano colonizzato il fondale. Perché si trovano vegetali in un ambiente senza luce? Eppure la luce è necessaria ai vegetali per compiere il processo di fotosintesi clorofilliana: da acqua e anidride carbonica producono molecole di zuccheri e ossigeno. Quali organismi erano presenti in fondali così profondi, tanto da lasciare traccia delle loro attività? Le correnti di torbida erano in grado di trasportare resti vegetali che, ovviamente, vivevano sulla terra emersa: frammenti di tronchi e foglie si accumulavano su questi fondali profondi per poi essere sepolte da sabbie e fanghi depositatisi successivamente. La comunità degli organismi era molto ridotta: mancando i vegetali e quindi i vegetariani, si trovavano solo predatori e prede, oltre ad organismi che consumavano detriti presenti sul fondale. La loro attività era soprattutto dedicata a spostarsi sui fondali o alla ricerca di cibo. La comunità era completata dagli organismi che decomponevano i resti delle forme morte. E’ difficile identificare esattamente chi aveva prodotto queste tracce di movimento o di ricerca di cibo. Organismi diversi potevano produrre la stessa pista rettilinea o meandriforme.

Sosta G6- Cava abbandonata

    Difficoltà Media     

Sul versante settentrionale del Monte Castellier, in località Bosco Farnei, si rinviene ancora un antico fronte di cava di arenaria utilizzata in passato per l’edificazione dei borghi limitrofi.
Si tratta dello stesso livello arenaceo che ancora oggi viene sfruttato presso la cava Renice (sosta G4).

Sosta G7- Affioramento di Flysch

    Difficoltà Media     

Questo affioramento lungo la strada provinciale n. 16 di S. Barbara illustra la facies marnoso-arenacea del Flysch di Trieste nella quale il rapporto arenaria/pelite è basso (<1) o bassissimo (<<1). Ciò significa che la porzione pelitico-torbiditica è più abbondante di quella arenacea.
Lo strato pelitico rappresenta la sedimentazione più fine della torbidite ed è il risultato della decantazione delle particelle fini, sia terrigene che marine, sospese nella massa d’acqua. Talvolta, al di sopra della pelite torbiditica si può trovare la pelite emipelagica, costituita da silt argilloso-marnoso, argille e marne generalmente ricchi di microfossili.
Grazie allo studio effettuato su alcune specie di nanoplancton (organismi unicellulari) rinvenute nelle marne l’età della formazione del Flysch di Trieste è stata attribuita al Luteziano (Eocene medio, fra 40 e 50 milioni di anni fa).

Sosta G8- Il Lavatoio

    Difficoltà Media     

Le acque presenti nel sottosuolo dell’area del Monte Castellier hanno favorito fin dalle epoche più antiche l’insediamento umano. Sono ancora funzionali le opere di captazione della sorgente nei pressi dell’antico lavatoio e tutta una serie di opere di drenaggio che dal Borgo di Santa Barbara convogliano le acque verso le aree agricole circostanti.
Si tratta di venute a giorno di acque contenute preferenzialmente negli orizzonti più arenacei (e quindi più permeabili) e sostenute dagli orizzonti prevalentemente marnosi (e quindi quasi impermeabili).
A nord-est del castelliere, alla testata di una vallecola tra 215 e 220 m di altitudine, è presente una modesta sorgente che ancora oggi viene utilizzata a scopi agricoli.
Nei pressi del castelliere, già in epoca protostorica, venne realizzato in corrispondenza del primo terrazzo un bacino per la raccolta delle acque pluviali quale fonte di abbeveramento.