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Simone Picchianti

Un’eccellenza dimenticata: la produzione di armature a Firenze

Corso di Dottorato in Storia delle società, delle istituzioni e del pensiero. Dal medioevo all'età contemporanea

Quando pensiamo alla Firenze del primo Rinascimento, il nostro pensiero va allo spettacolare sviluppo delle arti e ai nomi dei protagonisti di questo periodo, quali Brunelleschi, Donatello, Ghiberti o Masaccio. Le loro opere sono per noi oggi i simboli della città di quel periodo, connotandosi nel pensiero comune come gli elementi caratterizzanti di quel momento storico. Fermandosi solo a contemplare questi magnifici lavori di abilità tecnica e ingegno, il nostro sguardo risulta però essere miope, secondo le evidenze documentarie, a tutte le altre rigogliose attività artigianali che resero la città un importante fulcro commerciale e di innovazione tecnologica.

In quegli anni, infatti, tra le attività produttive più rilevanti, oltre alla manifattura laniera, alla produzione serica e alla lavorazione dei pellami, non va dimenticata la realizzazione di armamenti, in special modo di armature. Ma come era un’armatura da cavaliere nella Firenze di inizio Quattrocento? In questo caso, sfortunatamente, i documenti scritti non ci aiutano molto e per ovviare a tale mancanza, occorre perciò ricorrere alle fonti pittoriche coeve. In questo senso diversi esempi ci sono offerti dalle opere di Paolo Uccello (Fig. 1).

Figura 1: Paolo Uccello, 1438 circa, Battaglia di San Romano, Niccolò da Tolentino alla testa dei Fiorentini (particolare), National Gallery, London

Come si può osservare, le piastre in acciaio ricoprono integralmente il corpo del cavaliere, fatta eccezione per alcuni punti di giunzione come le ascelle; si evidenzia inoltre una asimmetria nelle protezioni delle spalle: al fine di aumentare la difesa del lato disarmato, lo spallaccio sinistro ha dimensioni superiori rispetto al destro e su di esso è fissata una rotella, un elemento caratteristico della produzione fiorentina. Chi si dedicava alla realizzazione delle armature? A Firenze gli specialisti in questo ambito erano i corazzai ma accanto ad essi vi erano altre Arti che annoveravano tra i loro consociati degli esperti nel settore: gli armaioli, i fabbri e i ferraiuoli. Al fine di accertare chi e quanti fossero tali artigiani/imprenditori, sono state utilizzate diverse tipologie di fonti. In primo luogo le matricole delle Arti, ovvero gli elenchi stilati dalle associazioni di mestiere nei quali erano indicati i nominativi degli iscritti. Ulteriori produttori sono stati identificati tra i volontari della Misericordia di Firenze, una confraternita laica sorta nel XIII secolo con lo scopo di assistere i malati e di occuparsi del trasporto dei morti.

Mediante la notevole mole documentaria derivante dai lavori per la realizzazione della cupola di Brunelleschi, sono stati ricavati ulteriori nominativi. Infatti, tra le molteplici voci di spesa troviamo i contratti per specifiche mansioni lavorative. Ovviamente, in questo caso, la loro abilità nel plasmare il metallo era richiesta per scopi differenti dal produrre armature: così ad esempio il corazzaio Benedetto di Tommaso forniva una piastra in metallo «per fare uno modello per la cresta va in su la chupola». Una delle fonti più importanti per lo studio delle attività commerciali fiorentine di inizio Quattrocento è indubbiamente il Catasto cittadino. Istituita nel 1427, questa nuova forma di esazione fiscale prevedeva che ogni cittadino fornisse agli ufficiali incaricati una dichiarazione nella quale descriveva tutti i beni di sua proprietà, i propri debiti e crediti, le spese fisse che sosteneva e la dimensione del proprio nucleo familiare. Su tali basi veniva determinata la tassazione che il cittadino era tenuto a corrispondere allo stato. Mediante queste testimonianze è stato possibile desumere, oltre ai nominativi dei produttori, anche la dislocazione delle loro botteghe ed i legami lavorativi che li univano tra di loro. In alcuni casi sono emerse anche informazioni specifiche sulla loro vita privata o lo stato di salute. Così l’armaiolo Giovanni di ser Piero Centellini si rammaricava in quanto, a causa delle sue condizioni di salute, non poteva più lavorare la maglia metallica perché ha «rattratto perduto illato ritto della persona» (Fig. 2), descrivendoci quindi, con tutta probabilità, di essere stato colpito da un ictus.

Figura 2: Archivio di Stato di Firenze, Catasto 1427, 61, c. 828v (particolare). Oltre alla sua età ed il suo stato di salute, segue l’elenco dei membri della sua famiglia.

Grazie a queste differenti tipologie di fonti, è stato possibile individuare il notevole numero di 92 cittadini fiorentini che si dedicavano alla produzione di armature tra 1370 e 1430. Tale dato, se confrontato con altri poli armieri di grande rilevanza come Milano e Brescia, ci testimonia come Firenze fosse se non la realtà produttiva più importante della penisola, sicuramente tra le principali, dimostrandoci quanto ancora poco sappiamo di molti aspetti della nostra storia.

Autori ed affiliazioni

Simone Picchianti1
11Dipartimento di Studi Umanistici, Università di Trieste, Androna Campo Marzio 10, 34123 Trieste

Contatto

Simone Picchianti, email: simone.picchianti@phd.units

Riferimento bibliografico

Simone Picchianti
Un’eccellenza dimenticata: la produzione fiorentina di armature tra XIV e XV secolo
in La Ricerca IN Archivio, Atti del convegno (Archivio di Stato di Firenze, Firenze 16-25 ottobre 2019), Roma, 4503 (2021) Direzione generale degli Archivi di Stato, 2021 (in corso di stampa).


Informazioni aggiornate al: 12.10.2021 alle ore 11:54