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Irene Candelieri

Dalle musiche dei Nativi Americani alla danza nella New York degli anni Trenta: note sull'antropologia del suono in Franz e Franziska Boas

Corso di Dottorato in Storia delle Società, delle Istituzioni e del Pensiero. Dal Medioevo all'Età contemporanea (interateneo Università degli Studi di Trieste – Università degli Studi di Udine

«No other art moves me as deeply as music» nessuna arte mi commuove profondamente come la musica. Così scriveva in una lettera alla moglie Marie Krakowitzer il giovane Franz Boas (1858-1942), destinato a diventare il padre dell'antropologia culturale americana e considerato uno dei pionieri nell'ambito degli studi etnomusicologici.

Nato a Minden, in Westfalia da una famiglia della borghesia ebraica liberale e cresciuto nella tradizione formativa della Bildung tedesca, i suoi iniziali interessi accademici si concentrarono nell'ambito delle scienze naturali, della matematica, della fisica e della geografia, ma un viaggio fra i ghiacci canadesi dell'Isola di Baffin (1883-1884) avrebbe ulteriormente ampliato gli orizzonti della sua già vivacissima curiosità scientifica. Dopo aver vissuto per un anno a stretto contatto con gli Inuit dell'isola, il giovane Boas si convinse che le popolazioni locali – «far from being uncivilized» – fossero portatrici di conoscenze complesse, stratificatesi storicamente e rintracciabili nel ricco repertorio della loro tradizione orale canora e letteraria: solo la prolungata osservazione, l'ascolto e la metodica trascrizione dei dati raccolti con l'aiuto di mediatori locali avrebbe permesso di approcciare scientificamente un patrimonio culturale non ancora adeguatamente trattato dai ricercatori e dagli accademici europei. L'ascolto nel 1886 di un gruppo di cantanti Indiani Bella-Coola della Northwest Coast e il lavoro alle collezioni del Museo etnografico di Berlino avrebbero definitivamente indirizzato gli interessi scientifici del giovane Boas verso lo studio della storia di culture non europee, portandolo oltreoceano per il resto della sua vita. L'articolo pubblicato su Gestalt Theory traccia un percorso che parte dalle prime ricerche sul campo condotte da Boas fra gli Indiani Kwakiutl nella British Columbia (fig. 1)

Figura 1: Winter ceremony, 1894

riguardanti musica, danza, movimento sino a giungere nella New York degli anni Trenta, dove la figlia danzatrice di Boas, Franziska (1902-1988), introdusse la danza e il suono nella sua pratica terapeutica. Perché Boas riconobbe nella musica uno degli oggetti culturali immateriali fondamentali? Come mai, secondo la sua prospettiva antropologica, canto, musica, danza, poesia, mito, linguaggio potevano essere considerate forme creative, o artistiche, profondamente correlate? Quale il ruolo giocato dal ritmo in queste forme culturali immateriali? E quali effetti ebbero le ricerche di Boas sull'insegnamento coreutico e sulla pratica clinica della figlia danzatrice?

A queste domande si è cercato di rispondere cogliendo l'assonanza dell'approccio boasiano a suono, danza, gestualità, con le riflessioni teoriche dell'etnomusicologo austriaco Erich Moritz von Hornbostel (1877-1935) riguardanti percezione, arte e unità dei sensi: Boas si era infatti confrontato regolarmente per via epistolare con il direttore dell'Archivio Fonografico di Berlino, condividendo con von Hornbostel i risultati delle prolungate osservazioni sul campo condotte fra gli Indiani della British Columbia. Nelle performances vocali, sonore e corporee delle popolazioni locali, Boas aveva rilevato pattern specifici e relativi alle singole culture, dotati quindi di ampia variabilità, seppure uniti dal ritmo come elemento comune; ipotizzando e dimostrando la natura appresa, culturalmente specifica di suoni e movimenti corporei, l'antropologo tedesco aveva inferto un colpo alle teorie universalistiche propugnate dall'evoluzionismo sociale. La danzatrice Franziska Boas proseguì gli studi del padre, esplorando la funzione sociale della danza e intuendone i risvolti potenzialmente terapeutici: a New York, presso il Bellevue Hospital, prese parte dal 1939 al 1943 a un progetto di arteterapia per verificare se le variazioni nelle abitudini motorie influenzassero la percezione dello schema corporeo (fig. 2).

Figura 2: Poster for Franziska Boas' Studio, 1945

In accordo con il concetto di “inner dance” o danza interiore, postulò che la possibilità di sperimentare movimenti non consueti e istintivi favorisse la capacità di contattare dimensioni della personalità altrimenti non esplorabili, sia affettivamente sia cognitivamente. Se per Franziska la fonte di ogni danza era «una risposta muscolare primitiva a un'emozione», il suo percorso di ricerca coreutico aveva trovato ispirazione a partire dalle ricerche sul campo condotte con il padre antropologo, dove entrambi poterono studiare il significato culturale e spirituale di danze e canti presso gli Indiani della British Columbia.

Autori ed affiliazioni

Irene Candelieri1
1Dipartimento di Studi Umanistici-DISU, Università degli Studi di Trieste, Androna Campo Marzio 10, 34123 Trieste

Contatto

Irene Candelieri, email: irene.candelieri@phd.units

Riferimento bibliografico

Irene Candelieri
Sound, Dance and Motion from Franz Boas's Field Research in British Columbia to Franziska Boas's Dance TherapyXXXXX
Gestalt Theory 42, 3 (2020), pp. 233-242
DOI: 10.2478/gth-2020-0020 Published online: 14 Dec 2020


Informazioni aggiornate al: 18.3.2021 alle ore 09:55