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Giulia Calabrò

Come nel XV secolo un atto di pirateria innescò una crisi commerciale tra Inghilterra e Genova.

Corso di Dottorato in Storia delle società, delle istituzioni e del pensiero. Dal medioevo all'età contemporanea (interateneo Università di Trieste–Università di Udine)

«[…] per eius excelsum consillium sumus condemnati pro re Iuliani Gataluxii», per sua eccelsa decisione siamo condannati, a causa dell’affare di Giuliano Gattilusio. Così la mano di un mercante genovese vergava su un libro di conti a Londra nel 1458. La decisone “eccelsa” era quella del re, Enrico VI, che aveva condannato i mercanti genovesi nel suo regno al pagamento di una somma ingente come risarcimento per i danni causati dal pirata Giuliano Gattilusio.

Nel XV secolo l’Inghilterra era lontana dall’essere la potenza navale e imperialista presente nell’immaginario collettivo: era un paese stremato dalla Guerra dei Cent’anni con la Francia, che nel 1455 piombò in una guerra civile lunga trent’anni. In un tale scenario, i mercanti italiani, forti della loro superiorità tecnologica ed economica, si ritagliarono un ruolo importante: dal XIII secolo risalivano l’Atlantico verso Londra e Southampton, abili tessitori di una rete commerciale che univa il Mediterraneo alle Fiandre, nella quale i mercanti inglesi avevano il modesto ruolo di comprimari. Veneziani, Fiorentini, Lucchesi affiancavano i Genovesi, i più numerosi fra gli Italiani in Inghilterra, nelle piazze commerciali d’Oltremanica, suscitando l’odio e il sospetto dei colleghi autoctoni, che disprezzavano i «marchaunds straungers Italyans». Nel XV secolo gli Inglesi tentarono di smarcarsi dalla mediazione commerciale italiana: dopo un primo fallimento nel 1446, nel 1457 il mercante Robert Sturmy lasciò il porto di Bristol a bordo della “Katharine”, direzione Levante, alla guida di una spedizione commerciale inglese. Mentre questa era di ritorno, fu intercettata, attaccata e saccheggiata dal pirata Giuliano Gattilusio. Nell’assalto morirono 128 uomini, compreso Sturmy. Quando in Inghilterra si venne a sapere, i mercanti locali reagirono violentemente: molti di loro, sempre meno disposti a sopportare la concorrenza italiana, avevano investito somme ingenti nella spedizione di Sturmy. Questi chiesero a gran voce di essere risarciti a Enrico VI, la cui posizione era estremamente difficile: circondato dai nemici yorkisti, non poteva permettersi di perdere il supporto economico dei mercanti suoi sudditi.

A chi chiedere, dunque, il risarcimento dovuto? Gattilusio era nato a Lesbo dai signori di Mitilene, ma la famiglia era di origine genovese; spesso, inoltre, il corsaro aveva frequentato il porto ligure. Basandosi su questi elementi, nonostante Genova ribadisse le origini greche di Gattilusio, Enrico VI decise che a pagare dovesse essere la città ligure, tramite i suoi mercanti in Inghilterra. Per ordine del re case e magazzini dei Genovesi vennero perquisiti, le merci ivi contenute sequestrare e i loro possessori rinchiusi nella prigione di Fleet. Il risarcimento fu fissato a 6000 sterline. Per raccogliere tale cifra i Genovesi si indebitarono fortemente: fra i creditori figurano i loro colleghi attivi a Bruges e notabili della corte inglese (fra cui anche Goffredo Bolena, bisnonno della più famosa Anna), che fornirono denaro a tassi d’interesse spesso penalizzanti per i mercanti. Servirono 12 anni affinché i creditori fossero rimborsati e la vertenza potesse dirsi conclusa. Ma con quali conseguenze? L’Inghilterra era una piazza commerciale importante per Genova, ma l’Atlantico era ancora una via che valeva la pena seguire, nonostante gli incidenti di percorso?

Dopo il 1458, comunque, la presenza genovese Oltremanica cambiò: la comunità e i traffici si contrassero e scopo della ricerca è raccontare quanto, come e con quali tempi.

Figura 1: minuta di una lettera del settembre 1458 inviata da Genova a Enrico VI; i mercanti genovesi in Inghilterra stanno subendo «molestias ac impedimenta», a causa dell’atto del «pirrata» Gattilusio, che è detto essere greco, non genovese.

Guidano questa indagine fonti genovesi (fig.1) e inglesi, perché è fondamentale comparare quanto conservato da ambo gli attori di questa scena. Per mezzo della lettura e dello studio dei documenti contenuti negli archivi, conservati a migliaia, è possibile scoprire fonti utili a ricostruire l’andamento della crisi.

E se il Liber Partimentorum, libro dei conti a partita doppia dei mercanti genovesi a Londra (fig.2), fornisce l’elenco dei loro creditori e debitori in quegli anni difficili, i documenti inglesi, conservati nei National Archives, permettono di risalire agli ordini di incarcerazione, di sequestro e alle registrazioni degli arrivi delle navi genovesi nei porti inglesi.

Figura 2: estratto dal Liber Partimentorum; la partita qui presentata è intitolata al Enrico VI, «rex Anglie» (in rosso); in verde la citazione riportata all’inizio sulla condanna dei mercanti genovesi.

Infine, si inserirà la crisi anglo-genovese nella più ampia politica economica di Genova alla fine del Medioevo, consci che il sentimento xenofobo diffuso tra gli Inglesi del XV secolo non è poi molto diverso da quello che è stato tra i motori della Brexit votata nel 2016.

Autori ed affiliazioni

Giulia Calabrò1,
1Dipartimento di Studi Umanistici, Università di Trieste, Androna Campo Marzio 10, 34123 Trieste.

Contatto

Giulia Calabrò, email: giulia.calabro@phd.units

Riferimento bibliografico

Giulia Calabrò
I mercanti della Superba in terra inglese: introduzione alla crisi del 1458
VI Ciclo di studi medievali (Firenze,8-9 giugno 2020) 12, NUME (a cura di), EBS Print, Lesmo (MB) 2020, pp. 217-222
https://www.academia.edu/43390419/I_mercanti_della_Superba_in_terra_inglese_introduzione_alla_crisi_del_1458


Informazioni aggiornate al: 03.8.2020 alle ore 13:23