«“… l’Australia sta diventando,…, un grande centro di civiltà che, in epoca non molto lontana diventerà la regina dell’emisfero meridionale”
Charles Darwin, Viaggio di un naturalista intorno al mondo (1845)»
Il primo sentimento che il naturalista Charles Darwin provò appena mise piede su suolo australiano fu l’orgoglio di essere inglese! Ammirò le strade regolari, larghe e pulite,
le ampie case, le botteghe ben fornite, paragonando Sydney ad alcune grandi città inglesi. Bastarono, però, pochi giorni di visita nella città e nell’entroterra per fargli cambiare idea.
Pur essendo consapevole che una visita così breve non poteva dare un quadro complessivo della società australiana, Darwin rimase molto deluso dalle condizioni della popolazione.
Essa era divisa in fazioni su ogni argomento: la parte più abbiente mostrava uno stato di dissolutezza notevole tanto che le persone rispettabili non potevano frequentarle.
Osservò anche la gelosia dei figli degli ex detenuti, divenuti ricchi ed emancipati, verso i figli dei coloni liberi, ritenuti invasori.
Percepì alcune situazioni portate all’eccesso. Il denaro era l’unico scopo sia dei poveri che dei ricchi: lana e pascoli erano gli interessi principali di quest’ultimi.
I capitali di una persona senza fatica potevano rendere il triplo rispetto all’Inghilterra. I beni di lusso abbondavano e costavano poco più che in madrepatria, mentre i
generi alimentari erano più economici. Il mercato del lavoro era molto fluido tanto da consentire un impiego fin da giovane età, infatti i figli dei coloni tra i 16 e i 20
anni potevano già avere la conduzione di una fattoria, seppur lontana.
Il Beagle rimase all’ancora nel porto di Sidney dal 12 al 30 gennaio 1836. Darwin esplorò a cavallo la regione intorno a Sidney collezionando campioni di flora e fauna e
facendo osservazioni sulla geologia delle Montagne Blu.
Fu impressionato dall’evidente erosione dovuta allo scorrere dell’acqua confermando nella sua mente il concetto che
il mondo era stato modificato su vaste scale temporali. Andò anche a caccia di insetti, collezionando 90 diverse specie, 31 delle quali fino ad allora sconosciute alla scienza;
dopo la sua visita, Darwin utilizzò per più di 40 anni la sua collezione di campioni australiani, continuando ad acquisire informazioni e materiali e a mantenere uno stretto
rapporto con i naturalisti locali.
L’osservazione della fauna e della flora australiane, così uniche rispetto a quelle di altre parti del mondo, ebbero un grande effetto su Darwin. Non ebbe l’occasione di vedere
canguri, ma fece la conoscenza di altre specie bizzarre: infatti Darwin fu il primo studioso inglese a vedere l’ornitorinco. Notò che aveva una strana somiglianza con il topo
d’acqua, sia come apparenza che comportamento, nonostante fosse una specie totalmente diversa.
Da queste osservazioni di convergenza evolutiva tra specie australiane e di altri continenti, derivò il suo famoso commento che l’Australia doveva essere stata l’opera di un
creatore diverso da quello che era stato responsabile per la costruzione del resto del mondo. L’isolamento geografico della flora e della fauna australiana diedero a Darwin
indizi cruciali per sviluppare la sua teoria dell’evoluzione.
Grazie anche alle osservazioni di Darwin, oggi si ritiene che l’evoluzione dei mammiferi marsupiali abbia avuto luogo in Sud America durante il Paleocene (tra 65 e 56 milioni
di anni fa circa). Successivamente, i marsupiali si sarebbero diffusi dal Sud America all’Antartide e dall’Antartide all’Australia, sfruttando il fatto che a quel tempo
queste tre terre erano unite in un unico grande continente.
Durante l’epoca successiva, l’Eocene (tra 56 e 34 milioni di anni fa circa), avrebbe avuto luogo, sempre in Sud America, l’evoluzione dei mammiferi placentati. Alcune forme,
simili agli attuali ungulati (cervi, camosci, caprioli) migrarono in Antartide, sfruttando le connessioni ancora presenti fra i due continenti. A differenza dei marsupiali,
essi non ebbero la possibilità di raggiungere l’Australia.
L’Antartide giocò un ruolo importante nella dispersione di queste faune. Sembra che le sue enormi foreste di Notophagus fossero vere e proprie barriere tali da permettere
il passaggio solo a marsupiali di piccola taglia. Un braccio di mare separò definitivamente l’Australia dall’Antartide. Circa 60 milioni di anni fa, l’Australia divenne una
grande isola popolata solo da marsupiali che, a loro volta, rappresentano un esempio fantastico di radiazione adattativa.
Così i mammiferi marsupiali, privi di competitori dopo l’isolamento del continente, riuscirono a evolversi e ad occupare rapidamente numerose nicchie ecologiche.
Comparvero il mirmecobio, simile al formichiere, il diavolo della Tasmania simile al ghiottone, il diasuro simile al gatto, i topi ed i lupi marsupiali, fino ad arrivare all’attuale canguro.
Il 30 gennaio il Beagle fece vela per Hobart, capitale della Tasmania e vi rimase 10 giorni. Darwin osservò che il dingo, un mammifero simile al cane, non era presente
in Tasmania e questo lo portò a concludere che tale animale doveva essere giunto sul continente dopo che l’isola se ne era staccata. La Tasmania, infatti, si separò
dall’Australia 14.000 anni fa in seguito alla crescita del livello del mare nel periodo post glaciale.
Gli anni tra il 1836 al 1841 rappresentarono l’acme dell’industria baleniera in Tasmania: c’erano ben nove stazioni baleniere nei dintorni di Hobart, che fu fondata
in questo sito proprio per l’abbondanza di cetacei vicino alla costa, che regolarmente risalivano il fiume.
Non era necessario avere grossi velieri per andare in cerca delle prede in mare aperto, la caccia veniva effettuata con barche “baleniere”, snelle, agilissime a vela
e a remi. La preda veniva poi rimorchiata a terra per il macello e il processo di fusione del lardo nelle apposite industrie.
L’olio di balena veniva utilizzato per l’illuminazione delle lampade a olio, mescolato alla cera delle candele, per la filatura della lana e per lubrificare i macchinari.
Più tardi fu usato nella manifattura di sapone, nell’industria tessile, per la produzione di juta, vernici, esplosivi, pitture e persino di cosmetici e delle prime margarine.
Fu il primo degli oli, sia animali che minerali, a essere stato prodotto commercialmente con successo. Nel 1850, la domanda di olio di balena cessò e la caccia si orientò su
quelle balene che fornivano i fanoni per produrre stecche flessibili, usate per i parasoli o per corsetti e busti delle dame dell’epoca. L’attività terminò completamente nel
1893, quando gli ultimi balenieri furono licenziati.
Nel 1979 l’Australia chiuse completamente l’industria baleniera e si dedicò alla protezione dei cetacei. Se Darwin ritornasse oggi nel porto di Hobart, noterebbe che la
caccia spietata alle balene è finita, come per altro aveva previsto, e che le baleniere sono state rimpiazzate da navi che cercano di ostacolarne le attività.
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