Etica & Politica / Ethics & Politics, 2003, 2 http://www.units.it/etica/2003_2/IANNELLO.htm Il libertarianism: saggio bibliografico
1. Il libertarianism e il liberalism Nel
mondo anglo-sassone il liberalism è
un universo molto esteso dove il significato prevalente della parola liberal è quello di progressista di
“sinistra” schierato a favore dei diritti civili, soprattutto di minoranze e
gruppi, e dell’intervento del governo nell’economia. Con il New Deal rooseveltiano la “sinistra”
americana si appropria definitivamente dell’etichetta di liberal, lasciando alla Old
Right il compito di cercarsi nomi che ne rappresentino le diverse
sfumature. Tra i fattori che contribuiscono alla ripresa della “destra”
americana nel dopoguerra, il classical
liberalism occupa un posto centrale grazie alla migrazione degli
Austriaci; ponendo l’accento sulla superiorità del libero mercato nei
confronti del collettivismo, questi intellettuali creano le premesse per uno
schieramento culturale e politico free
market oriented. La Guerra fredda, tuttavia, conduce a una storica
frattura, tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio degli anni
sessanta, tra conservatives e libertarians, riconducibile in prima
battuta all’atteggiamento da tenere in politica estera nei confronti del
blocco comunista: per i primi, la minaccia sovietica andava combattuta
attivamente, mobilitando le risorse della società sotto la guida del governo,
per i secondi, nell’attesa misesiana del crollo del socialismo, era
preferibile una posizione isolazionista e di non intervento. Come si vede,
siamo di fronte ad una divisione diversa rispetto a quella classica tra
conservatori e liberali, riconducibile alla preferenza per l’ordine o per la
libertà come valore cardine del discorso politico. Questa articolazione del
lessico politico americano va anche inserita nel sistema tendenzialmente
bipartitico di quel paese; a “destra”, prevalse l’etichetta di
“conservatori”, soprattutto con la campagna per le presidenziali del 1964, in
cui Barry Goldwater – il candidato repubblicano – rivendicò con orgoglio la
definizione di conservative. Si
tratta del successo di un’operazione di cultura politica iniziata con la
fondazione nel 1955 della National
Review di William Buckley. Da allora, nello spettro politico-partitico
americano i Democratici, sostenitori del big
government in economia e dei diritti civili in campo sociale, sono i liberals e i Repubblicani, fautori
della deregulation del mercato e
dei valori della tradizione americana nel costume, i conservatives. In questo contesto i libertarians rompono gli schemi (1), in quanto sono sostenitori radicali
del capitalismo e della libertà in ogni sua forma, fino
all’anti-proibizionismo in tema di droghe e alla depenalizzazione di ogni
“devianza”, da quelle sessuali a quelle espressive. La
parola libertarianism ha quindi
piena cittadinanza nel dibattito politico americano; vediamo di precisarne il
significato. Si definiscono ex negativo
“libertarians” i liberali non liberal. Prendendo le mosse da questa
prima definizione, si danno così due significati della parola libertarian, uno più ampio, usato
soprattutto dagli avversari che non fanno distinzioni e sfumature, indicante
genericamente i sostenitori del libero mercato polemici nei confronti del welfare state e delle teorie della
‘giustizia sociale’; uno più ristretto, più proprio, usato dagli stessi libertarians per distinguersi
soprattutto dai classical liberals,
loro parenti più stretti. In
questa sede si compirà una ricognizione del libertarianism inteso nel significato ristretto. La mancata
distinzione tra le anime della famiglia liberale e gli equivoci del lessico
politico provocano confusione: ecco perché non è raro trovare classificati
tra i libertarians o i conservatori
(2)
autori come F.A. Hayek e M. Friedman, i quali, propriamente parlando, sono
liberali classici. Lasciato da parte il conservatorismo americano, la
distinzione da tener ben ferma è quella tra classical liberals e libertarians
(3). I
primi, pur ribadendo il nesso inscindibile tra libertà economica e libertà
politica, adottano un atteggiamento di acquiescenza nei confronti dello
stato, visto come un ‘male necessario’ da ridurre – lo stato di diritto – ma
non da sopprimere; la gamma di sfumature è praticamente infinita, poiché si
tratta di vedere di volta in volta quali vengono considerati i compiti
insopprimibili dello stato, in ogni caso ricondotti alla categoria dei “beni
pubblici”. I libertarians sono gli estremisti del
liberalismo, i contestatori radicali dello stato moderno, divisi nelle due
famiglie dei “minarchici” e degli “anarchici”: i primi sono i sostenitori
della riduzione ai minimi termini delle funzioni statali, i fautori di uno
“stato minimo” che limita il suo compito al servizio di protezione dei
diritti degli individui e di risoluzione delle controversie; i secondi sono i
teorici dell’anarco-capitalismo radicale, ovvero coloro che propugnano la
completa estinzione dello stato e l’estensione massima delle libere relazioni
di mercato. 2.
Oggettivismo e libertarismo: Ayn Rand vs Murray N. Rothbard Da un
punto di vista storico, il 1943 segna una svolta importante per la cultura
libertaria americana in ragione della simultanea pubblicazione di tre opere
fondamentali; sono tre donne a rilanciare gli ideali di libertà – pur senza
definirsi libertarians – in un anno
in cui il mondo è sconvolto dal più distruttivo conflitto tra stati che la
storia ricordi: Rose Wilder Lane, con The Discovery of Freedom, Isabel
Paterson (1886-1961), con The God of
the Machine, Ayn Rand con il romanzo The
Fountainhead (4). Ad accomunare le autrici, oltre i legami personali di
amicizia, sono un radicale individualismo, la difesa dei diritti dell’uomo
fondati sul diritto di proprietà, la celebrazione delle conquiste del
capitalismo, l’esaltazione della libertà nella società americana, l’elogio
delle istituzioni politiche americane per aver reso possibile il governo
limitato. Delle tre, la vicenda personale della terza fu quella più
influente. Ayn
Rand (1905-1982) era una scrittrice emigrata dalla Russia bolscevica nel 1926
in cerca di libertà e successo. Il suo ruolo guida si affermò negli anni
cinquanta con la pubblicazione della summa
del randismo, Atlas Shrugged, il
romanzo che ha convertito generazioni di americani alla causa del capitalismo
e dell’anti-statalismo (5). Dopo il successo nella fiction,
l’attività della scrittrice fu indirizzata, negli anni sessanta,
all’approfondimento e divulgazione delle sue idee filosofiche e politiche –
l’Oggettivismo – attraverso conferenze e la pubblicazione della voce del
randismo, The Objectivist Newsletter.
La maggior parte di questa produzione fu ripubblicata in raccolte di saggi a
partire dal 1961, e ancor oggi continua a cura dell’Ayn Rand Institute (6). In
queste opere Rand sostiene un radicale individualismo, la morale dell’egoismo
razionale, i diritti naturali dell’uomo basati sul diritto di proprietà, il
governo limitato e il capitalismo laissez-faire;
la sua è una difesa filosofica, morale del capitalismo, inteso come risultato
della volontà prometeica dell’uomo. Il lascito più fecondo per la cultura
libertaria è stato l’assioma di non aggressione, ovvero la condanna
dell’inizio dell’uso della forza, insieme alla riconduzione dei diritti
dell’uomo al diritto di proprietà (7). L’influenza
di Rand non deve esser sottovalutata se si vuol seguire gli sviluppi del
pensiero libertario. Il cenacolo della scrittrice – con la quale “di solito
comincia” (8)
l’esperienza intellettuale dei giovani sostenitori del capitalismo – era il
catalizzatore di energie intellettuali devote alla causa della libertà in
un’epoca in cui l’intelligencija
era massicciamente orientata verso l’interventismo, il keynesismo, il
socialismo. Anche il giovane Murray N. Rothbard (1926-1995) fu accolto nel
ristretto gruppo newyorkese degli adepti per esserne presto allontanato a
causa del suo ‘deviazionismo anarchico’. Nel 1962, infatti, a soli trentasei
anni, Rothbard aveva pubblicato Man,
Economy, and State, un trattato di economia teorica mirante a restituire
alla disciplina lo spessore e la vastità dei classici (9); innestando l’eredità
del marginalismo austriaco nella versione misesiana – legge dell’utilità
marginale, individualismo metodologico, prasseologia, catallassi – sul
fertile tronco dell’individualismo anarchico americano, Rothbard si poneva in
rotta di collisione con Ayn Rand in quanto condannava come violento e quindi
immorale ogni intervento del governo nel mercato. Per rendersene conto basta
leggere tra le righe del saggio randiano “The Nature of Government”, uscito
su The Objectivist Newsletter nel
dicembre 1963, giusto un anno dopo la comparsa dell’opera di Rothbard; la
condanna dell’anarchismo e di qualche confuso giovane sostenitore del
capitalismo spintosi fino a parlare di governi in concorrenza è senza appello
(10). La
radicalità della sfida anarchica, sempre presente nella cultura americana,
aveva fatto una nuova agguerrita apparizione, come un fiume carsico,
all’interno della corrente di pensiero che più coerentemente sosteneva la
causa del capitalismo. E non è un caso che la nascita ufficiale di questa
corrente venga fatta risalire a una “lettera aperta” a Ayn Rand, che sempre
rifiutò l’etichetta di libertarian
e disprezzò l’anarchismo; la lettera fu scritta nel 1969 da Roy A. Childs,
Jr. (1949-1992), infaticabile organizzatore del movimento libertario e acuto
polemista, e non ottenne risposta (11). Ma la presentazione teorica completa
dell’anarco-capitalismo, come d’ora
in poi viene conosciuta la versione anarchica del libertarismo, è dell’anno
seguente, sempre ad opera di Rothbard; Power
and Market è un libro di economia politica – meglio, di analisi economica
dell’intervento politico sul mercato – che affronta uno dei nodi più
importanti della filosofia politica, quello del rapporto di
comando-obbedienza (12). In esso viene enunciata la sostituzione del monopolio
statale della coercizione, dell’amministrazione della giustizia e della
protezione dei diritti naturali individuali, con agenzie private in concorrenza. 3. Il
momento libertario: anarchici e minarchici In un
brevissimo lasso di tempo si assiste all’esplosione del pensiero libertario.
Nel 1970, oltre al libro di Rothbard, esce, stampato privatamente, anche
quello di Morris e Linda Tannehill, The
Market for Liberty; la sistematizzazione del libertarismo è completata
nel 1971 con l’ampia monografia di John Hospers, e con quella di Jerome
Tuccille (13).
La produzione teorica rifletteva anche il corso degli avvenimenti politici. Non
si deve dimenticare che il libertarismo americano si fece movimento autonomo
staccandosi dall’associazione “The Young Americans for Freedom”, al congresso
di Saint Louis dell’agosto 1969, quando la minoranza del “Libertarian Caucus”
rifiutò di sostenere la guerra del Vietnam; a fine anno naque la “Society for
Individual Liberty”, nel 1971 il libertarismo si costituiva in partito
politico, ed esso è ancora oggi il terzo partito organizzato degli Stati
Uniti. In effetti, For a New Liberty
di Rothbard è il manifesto teorico-politico del Libertarian Party (14). Il
“momento libertario” proseguiva con successo quando David Friedman (1945-),
figlio di Milton, pubblicava nel 1973 The
Machinery of Freedom, la versione utilitaristica dell’anarco-capitalismo,
delineando così una nuova dicotomia nella famiglia libertaria tra
giusnaturalisti e utilitaristi (15). La
notorietà a livello accademico del libertarismo è legata all’opera di Robert
Nozick (1938-2002) Anarchy, State, and
Utopia, del 1974 (16), presa il più delle volte per una risposta estremistica
alla filosofia della giustizia sociale del collega di Harvard John Rawls, di
tre anni prima (17). Nonostante l’abbondanza di riferimenti all’opera di
Rawls, il vero bersaglio di Nozick è Power
and Market di Rothbard, altrimenti non si capirebbe lo spazio dato alla
prima parola del titolo, l’anarchia. Nozick si propone, infatti, di superare
le obiezioni morali degli anarchici verso lo stato per giustificare
l’emergere, attraverso un processo “a mano invisibile”, di uno stato minimo
dotato del monopolio della coercizione finalizzato alla protezione dei
diritti degli individui. L’opera
di Nozick ha, tra gli altri, il merito di rendere ben visibili le differenze
interne alla famiglia libertaria: da una parte i minarchici (archists), dall’altra gli anarchici (anarchists). Dopo la pubblicazione di Anarchy, State, and Utopia il
dibattito tra le due correnti si fa serrato. È il gruppo che fa capo a
Rothbard e al suo «Journal of Libertarian Studies» che lancia strali polemici
contro la triade minarchica Rand, Hospers, Nozick (18). Non è un caso che
colui che è stato considerato l’iniziatore della variante
anarco-capitalistica con la sua critica ad Ayn Rand – Roy A. Childs, Jr. –
abbia proseguito criticando Nozick; è soprattutto quest’ultimo, infatti, a
far le spese degli attacchi degli anarchici – Rothbard definisce il
minarchismo di Nozick «la immacolata concezione dello stato» – e ad attirare
la sferzante ironia di Rothbard quando si palesa la sua defezione dal campo
libertario (19).
Purtroppo quello che poteva diventare uno dei dialoghi più interessanti della
filosofia politica contemporanea non è mai decollato a causa del silenzio di
Nozick; come spesso accade, tra posizioni non molto lontane può crearsi
un’incomprensione che sfocia in ostilità aperta. La nota vis polemica di Rothbard, alimentata dalla sicurezza di un
emarginato considerato un guru dai suoi, non ha certo contribuito a smussare
le asperità, ma il silenzio di Nozick sa non poco di albagia. Con
l’eclissi di Nozick, il movimento libertario viene quasi ad identificarsi con
Rothbard che nel 1982 pubblica l’esposizione più sistematica del suo
pensiero, The Ethics of Liberty (20).
Rothbard è un giusnaturalista che si muove nel solco della tradizione
lockeiana. Egli prende le mosse dall’assioma dell’assoluto diritto di ogni
uomo, primo sul suo corpo (self-ownership),
secondo sulle risorse naturali da lui trasformate col suo lavoro (homestead). In uno
dei suoi ultimi scritti l’economista di New York si è occupato anche dei
concetti di nazione e stato nazionale, traendo conclusioni interessanti per
un’interpretazione libertaria della trasformazione della carta politica del
pianeta in questi ultimi anni (21). 4. Il
dibattito attuale Quelle
delineate fino ad ora sono le coordinate principali della declinazione più avanzata
del liberalismo contemporaneo. L’approccio maggiormente fecondo si è
dimostrato quello giusnaturalista anarchico di matrice rothbardiana. Nel
solco rothbardiano, di un certo rilievo è la produzione dell’allievo
dell’economista newyorkese, Hans-Hermann Hoppe (1949-) (22). Lo studioso
tedesco dell’Università di Las Vegas propone un’analisi critica dei nostri
concetti politici, su tutti quello di democrazia (23), aggiungendo alle
osservazioni di Rothbard una prospettiva storica originale che legge in modo
disincantato il passaggio dalla monarchia alla democrazia nei paesi
occidentali; prospettiva peraltro già adombrata in autori liberali classici
come Bastiat, Tocqueville, de Molinari, Spencer che avevano colto la
continuità dei problemi per la libertà nella transizione dal potere della
corona a quello dei parlamenti. Importante
è anche l’opera di tutta una vita (e apparsa due anni dopo la morte)
dell’anarchico Robert LeFevre (1911-1986), fondatore del Rampart College, che
chiama autarchia la sua filosofia
basata sul rifiuto assoluto della coercizione (24). Un’esposizione
divulgativa e divertente dell’anarco-capitalismo si trova nel libro
dell’economista canadese Walter Block Defending
the Undefendable, non a caso con introduzione di Rothbard, in cui si
difendono casi disperati, ovvero figure solitamente additate al pubblico
disprezzo come l’usuraio, il lenone, lo spacciatore di droga, il ricattatore,
in quanto operanti attraverso liberi accordi non implicanti inizio di
aggressione (25).
Il succès de scandale dell’opera ha
però indotto Block a precisare che resta una distinzione tra il libertarismo
come filosofia politica e le preferenze morali, essendo il primo una risposta
alla domanda sul giusto ruolo della forza nelle relazioni umane, e le seconde
espressione di valutazioni soggettive. Rigettando l’appiattimento del
libertarismo sul libertinismo che potrebbe scaturire dalla lettura del
volume, l’economista canadese si definisce un «conservatore culturale» (26).
Tale definizione ha avuto successo tra i libertari, tanto da essere fatta
propria dallo stesso Rothbard, il quale, negli ultimi anni della sua vita,
dopo la rottura con il Libertarian Party, ha preso a descriversi come un paleo-libertarian in quanto non più a
suo agio con gli sviluppi “controculturali” del movimento, avvicinandosi così
a correnti della destra tradizionalista americana (27). Di minor interesse
l’applicazione di un altro prefisso al libertarismo, l’abusato post. La discussione ha avuto luogo
sulle pagine della «Critical Review», pubblicazione interdisciplinare non
strettamente libertarian ma aperta
a diverse correnti culturali. Il dibattito è stato suscitato dal direttore
Jeffrey Friedman, che ha argomentato, in modo abbastanza pretestuoso, la
necessità, dopo la caduta del muro di Berlino, di passare a un “postlibertarianism”, peraltro non
definito con precisione, in ragione della presunta inadeguatezza del libertarianism di fronte alle sfide di
un mondo post-comunista (28). Il fiorire del pensiero
libertario ha sollevato un certo interesse dando luogo a una esigua
letteratura secondaria (29). Se la ricostruzione di Arvon è di un
certo rilievo – tracciando la genealogia del libertarismo contemporaneo fin
dalle sue origini europee con l’unicismo
di Max Stirner –, le opere di Lemieux non vanno al di là di un’esposizione
sintetica degli autori esaminati. La monografia di Narveson è una risposta
alle argomentazioni di Nozick. Il
libertarismo ha anche provocato una letteratura critica che ha sollevato
problemi interessanti ma che spesso ha mancato il bersaglio; è il caso di
S.L. Newman, il quale si limita a giustapporre le teorie dei libertari
contemporanei a quella di Locke, mostrando come i primi abbiano travisato il
secondo. P. van Parijs analizza e critica la posizione libertaria
identificandola con Nozick al fine di riformulare una ‘teoria della
giustizia’ nel solco di Rawls. Anche T. Nagel limita il suo attacco a Nozick
accusandolo di non fondare la libertà dell’individuo. Il libro di Haworth va
fuori bersaglio in quanto dilata il libertarismo in senso lato a tutte le
teorie a favore della libertà e riduce il libertarismo in senso stretto al
mercato (30). Difficile
tracciare un quadro unitario delle prospettive presenti della cultura
libertaria. Importanti sono le ricerche in campo giuridico di R. Barnett e B.
Benson, dove si mira ad un’analisi teorico-pratica del problema della
produzione di regole giuridiche e del sanzionamento dei comportamenti che le
trasgrediscono (31). Le tendenze degli studiosi dell’area libertaria sono
raggruppate in una raccolta di saggi che apre squarci sui problemi delle
società del prossimo secolo; il libro curato da T.R. Machan e D.B. Rasmussen
si segnala soprattutto per la terza parte dedicata al confronto con famiglie
politiche lontane e diverse come i sostenitori del welfare (Machan), i communitarians
(Rasmussen), i sostenitori della fine dell’individualismo (L.E. Lomasky), J.
Habermas (Rasmussen), a riprova dell’ampiezza della capacità di analisi del
libertarismo (32).
Dedicata al tema ineludibile dello stato la raccolta curata da Sanders e
Narveson (33).
Di un certo interesse è anche la breve monografia del minarchico L. Pollock
che propone un’interpretazione kantiana del libertarismo come dottrina morale
in cui le relazioni tra uomini si fondano sul mutuo consenso (34). Un altro pensatore
di rilievo è l’ungherese Anthony de Jasay che da anni segue un itinerario di
ricerca originale (35). La definizione di libertarian
in America è ormai corrente, tanto da essere adottata dal prestigioso Cato
Institute e da un intellettuale controverso come Charles Murray (36). 5. Il
libertarismo in Italia Il
libertarismo e l’anarco-capitalismo conoscono in Italia un ritorno di
interesse dopo una pionieristica ricezione sul finire degli anni Settanta, ad
opera di Riccardo La Conca e della sua rivista «Claustrøføbia» (37) . Lo stesso La
Conca, un decennio più tardi, ha pubblicato una monografia in cui applica
alcuni spunti a temi di Public Choice
(38).
Un altro episodio significativo riguarda il tentativo di Guglielmo Piombini
di stimolare la cultura anarco-collettivistica con uno scritto breve ed
efficace; non è tanto il dibattito suscitato sulla rivista ad essere
interessante (39),
quanto il commento fatto in un libriccino in cui, in margine ad un’estesa citazione
dell’articolo di Piombini si attribuisce a Rothbard e a D. Friedman «una
parziale accettazione dei valori del capitalismo» (40). Per cominciare ad
avere un inquadramento scientifico della cultura libertaria e anarco-capitalistica
americana si è dovuto attendere gli studi di Luigi Marco Bassani, di Raimondo
Cubeddu e di Carlo Lottieri, grazie ai quali si comincia a fare una certa
chiarezza in questo campo dando ai libertari americani quello che spetta
loro, ovvero un posto di rilievo nella tradizione che combatte per la causa
della libertà (41). Attenzione
è venuta anche da aree culturali diverse. La rivista Ideazione, a distanza di anni, ha dedicato due sezioni speciali
al libertarismo e a Rothbard (42). Due anche le manifestazioni
d’interesse da parte della rivista conservatrice Percorsi che si è occupata dell’anarco-capitalismo con sezioni
speciali a più voci (43). Il dibattito sulle idee libertarie è ora condotto
soprattutto su due riviste: Enclave,
della Leonardo Facco Editore, e élites;
quest’ultima ha dedicato il primo numero del 1999 a “l’arcipelago libertario”
con contributi di studiosi italiani e stranieri (44). Questo
ritorno di interesse ha dato l’avvio a una produzione italiana di tendenza libertarian – culminata nella
“conversione” di Sergio Ricossa – che comprende contributi su temi quali la
storia del pensiero politico, l’ecologia, la teoria del diritto, la storiografia
(45).
Da un punto di vista storico, l’acquisizione più importante è stata la
riscoperta di Bruno Leoni, a partire dalla traduzione italiana del suo libro
più importante, avvenuta nel 1995 (46). E nel segno della riscoperta dei
“padri fondatori” è anche la messe di traduzioni in italiano di classici
della tradizione individualistica degli ultimi tre secoli (47). Il
primo ad interessarsi criticamente al libertarismo è stato Domenico
Settembrini che ha collocato l’anarco-capitalismo nel solco del liberalismo
classico, richiamando però l’attenzione su presunte affinità con l’anarchismo
classico (48). Da
segnalare anche il contributo critico di Mauro Barberis che nella sua
monografia sul concetto di libertà ha inserito un paragrafo sulla “libertà
libertaria” dedicato alle posizioni di Nozick e degli anarco-capitalisti di
cui viene riconosciuta l’importanza teorica (49), a fronte però di incomprensioni che
testimoniano come non sia facile raccogliere la sfida di un pensiero
veramente altro rispetto al mainstream della cultura occidentale.
Le medesime difficoltà di comprensione si trovano in altri critici come Pier
Paolo Portinaro ed Enrico Diciotti, i quali non colgono gli aspetti
fondamentali e innovativi del pensiero libertario (50). Note(1) Per studiare le
“ideologie” americane William S. Maddox e Stuart A. Lile, Beyond Liberal and Conservative.
Reassessing the Political Spectrum, Washington, Cato Institute, 1984, si
giovano di una quadripartizione tra liberals,
conservatives, libertarians, populists. Cfr. anche Roberta Adelaide Modugno, Oltre
la Destra e la Sinistra, contro lo Statalismo: i Libertarians, in Dario
Antiseri e Lorenzo Infantino (a cura di), Destra
e Sinistra due parole ormai inutili, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1999,
pp. 101-110. (2) Per affrontare questioni di confine
cfr. George W. Carey (ed.), Freedom and
Virtue: The Conservative/Libertarian Debate, Lanham, University Press of
America, 1984; Nigel Ashford-Stephen Davies (eds), A Dictionary of Conservative and Libertarian Thought, London-New
York, Routledge, 1991. (3) Cfr. Norman P. Barry, On Classical Liberalism and Libertarianism,
London, Macmillan, 1986; trad. it. Del
liberalismo classico e del libertarianismo, Roma, elidir, 1993. (4) Cfr. Rose Wilder Lane, The Discovery of Freedom. Man’s Struggle
Against Authority, New York, The John Day Company, 1943; With a New
Introduction by Roger Lea MacBride, s.l. [New York], Laissez Faire Books,
1984; Isabel Paterson, The God of the
Machine, New York, G.P. Putnam, 1943; With a New Introduction by Stephen
Cox, New Brunswick-London, Transaction Publishers, 1993; Ayn Rand, The Fountainhead, New York,
Bobbs-Merril, 1943; trad. it. di La
fonte meravigliosa, Milano, Baldini & Castoldi, 1947; Milano,
Corbaccio, 1996. (5) Cfr. Rand, Atlas Shrugged, New York, Random House, 1957; trad. it. La rivolta di Atlante,
Milano, Garzanti, 1958. Della
Rand sono disponibili in italiano anche i romanzi precedenti The Fountainhead: We the Living, New York, Macmillan, 1936; revised edition, New
York, Random House, 1959; trad. it. Noi vivi, Milano, Baldini & Castoldi, 1937; Milano,
Longanesi, 1990; Milano, tea,
1992; Anthem, London, Cassel, 1938;
revised edition, Los Angeles, Pamphleteers, 1945; trad. it. La vita è nostra, Milano, Baldini
& Castoldi, 1938; trad. della seconda edizione Anthem (Inno), Messina, Alfa, 1997; Antifona, Macerata, Liberilibri, 2003. È ora disponibile lo
studio di A. Laganà, L’opera narrativa
di Ayn Rand, Reggio Calabria, Falzea, 1997. (6) Rand, For the New Intellectual: The Philosophy of Ayn Rand, New York,
Random House, 1961. The Virtue of
Selfishness: A New Concept of Egoism, New York, New American Library,
1964; trad. it. La
virtù dell’egoismo. Un concetto nuovo di egoismo,
Macerata, Liberilibri, 1999. Capitalism: The Unknown Ideal (1966), New York, Signet, 1967. Introduction to Objectivist Epistemology,
New York, New American Library, 1979; Second edition, 1990. The Romantic Manifesto: A Philosophy of
Literature, New York, World Publishing Company, 1969. The New Left: The Anti-Industrial Revolution, New York, New
American Library, 1971; Second edition Return
to the Primitive: The Anti-Industrial Revolution, Edited by Peter
Schwartz, 1998. Philosophy: Who Needs
It, Introduction by Leonard Peikoff, New York, Bobbs-Merrill, 1982. The Voice of Reason: Essays in
Objectivist Thought, Edited by L. Peikoff, New York, New American
Library, 1989. The Ayn Rand Column,
Introduction by Peter Schwartz, Oceanside, Second Renaissance Books, 1991. (7) Sul pensiero di Ayn Rand cfr. Patrick
M. O’Neil, Ayn Rand and the Is-Ought
Problem, «Journal of Libertarian Studies», 7 (1983), n. 1, pp. 81-99.
Douglas Den Uyl-Douglas Rasmussen (eds), The
Philosophic Thought of Ayn Rand, Chicago, University of Illinois Press,
1984. N.P. Barry, On Classical
Liberalism cit., chap. 7 “Ayn Rand and Egoism”, pp. 108-131; trad. it.
pp. 135-163. Barbara Branden, The
Passion of Ayn Rand, New York, Doubleday, 1986. Ronald E. Merrill, The Ideas of Ayn Rand, LaSalle, Open
Court, 1991. Leonard Peikoff, Objectivism:
The Philosophy of Ayn Rand, New York, Dutton, 1991. Chris Matthew
Sciabarra, Ayn Rand: The Russian
Radical, University Park, The Pennsylvania State University Press, 1995.
Tibor R. Machan, Ayn Rand, New
York, Lang, 1999. N. Iannello, Radicali
per il capitalismo. L’Oggettivismo di Ayn Rand, Introduzione a Ayn Rand, La virtù dell’egoismo cit., pp. IX-XXXIII. (8) Cfr. Jerome Tuccille, It Usually Begins with Ayn Rand, New
York, Stein and Day, 1972. (9) Cfr. Murray N. Rothbard, Man, Economy, and State. A Treatise on
Economic Principles (1962), Auburn, Ludwig von Mises Institute, 1993.
Cfr. Ludwig von Mises, Human Action. A
Treatise on Economics (1949), Chicago, Regnery, 1966; trad. it. L’azione umana. Trattato di economia,
Torino, utet, 1959. (10) Cfr. Rand, The Virtue of Selfishness cit., pp. 131-132. (11) Roy A. Childs, Jr., Objectivism and the State: An Open Letter
to Ayn Rand (1969), in Liberty
Against Power. Essays by Roy A. Childs, Jr., edited by Joan Kennedy
Taylor, San Francisco, Fox & Wilkes, 1994, pp. 145-156. (12) Cfr. Rothbard, Power and Market. Government and the Economy (1970), Menlo Park,
Institute for Humane Studies, 1977. (13) Cfr. Morris and Linda Tannehill, The Market for Liberty (1970), San
Francisco, Fox & Wilkes, 1993. John Hospers, Libertarianism: A Political Philosophy for Tomorrow, Los Angeles,
Nash, 1971. J. Tuccille, Radical
Libertarianism: A Right-Wing Alternative, New York, Harper & Row,
1971. (14) Rothbard, For a New Liberty. The Libertarian Manifesto, New York,
Macmillan, 1973, Revised edition, New York, Collier, 1978; trad. it. Per una nuova libertà. Il manifesto libertario,
Macerata, Liberilibri, 1996. Per un’esposizione divulgativa del programma del
Libertarian Party cfr. David Bergland, Libertarianism
in One Lesson (1984), Sixth edition, Costa Mesa, Orpheus, 1993. (15) Cfr. David Friedman, The Machinery of Freedom. Guide to a
Radical Capitalism, New York, Harper & Row, 1973, Second edition,
LaSalle, Open Court, 1989; trad. it. L’ingranaggio della libertà. Guida a un capitalismo radicale,
Macerata, Liberilibri, 1997; Id., Hidden
Order. The Economics of Everyday Life, New York, HarperCollins, 1996; Id., Law’s Order. What Economics Has To Do With
Law and Why It Matters, Princeton, Princeton University Press, 2000. Cfr.
Fabio Massimo Nicosia, David Friedman,
realista giuridico libertario, in Id., Il diritto di essere liberi. Per una teoria libertaria della
secessione, della proprietà e dell’ordine giuridico, Treviglio, Leonardo
Facco Editore, 1997, pp. 88-97; Id., “Giusnaturalisti”
e “utilitaristi” nel “libertarianism” contemporaneo: un contrasto insolubile?,
«Materiali per una storia della cultura giuridica», XXVII (1997), n. 1, pp.
151-179. (16) Cfr. Robert Nozick, Anarchy, State, and Utopia, New York,
Basic Books, 1974; trad. it. Anarchia
Stato e utopia, Firenze, Le Monnier, 1981; Anarchia, stato e utopia, Milano, Il Saggiatore, 2000. Non deve stupire che anche Nozick “cominci”
con Ayn Rand, cfr. On the Randian
Argument, «The Personalist», 52 (Spring 1971), pp. 282-304, rist. in Socratic Puzzles, Cambridge, Harvard
University Press, 1997, pp. 249-264; trad. it. Sull’argomento di Ayn Rand, in Puzzle socratici, Milano, Raffaello Cortina, 1999, pp. 295-314.
Su Nozick cfr. Jeffrey Paul (ed.), Reading
Nozick, Totowa, Rowman & Allanheld, 1981. Angelo M. Petroni (a cura
di), Giustizia come libertà?,
«Biblioteca della libertà», XIX (1984), n. 91, con contributi di G.A Cohen,
L. Fretz, I.M. Kirzner, S. Maffettone, A.M. Petroni, C.C. Ryan, P. van
Parijs. N.P. Barry, On Classical Liberalism cit., chap. 8
“Robert Nozick and the Minimal State”, pp. 132-160; trad. it. pp. 165-200.
Jonathan Wolff, Robert Nozick.
Property, Justice and the Minimal State, Stanford, Stanford University
Press, 1991. Sezione monografica di «Studi Perugini», I (1996), n. 2,
con contributi di N. Iannello, B. Williams, C. Lottieri, J. Wolff, S.
Maffettone, G.A Cohen, A.M. Petroni,
S. Ricossa. (17) Cfr. John Rawls, A Theory of Justice, Cambridge, The Belknap Press of Harvard
University Press, 1971; trad. it. Una
teoria della giustizia, Milano, Feltrinelli, 1982. (18) Cfr. David Osterfeld, Internal Inconsistencies in Arguments for
Government: Nozick, Rand, Hospers, «Journal of Libertarian Studies», 4
(1980), n. 3, pp. 331-340. (19) Per le critiche anarchiche cfr. Randy
E. Barnett, Whither Anarchy? Has Robert
Nozick Justified the State?, «Journal of Libertarian Studies», 1 (1977),
n. 1, pp. 15-21; trad. it. Dove va
l’anarchia? Robert Nozick è riuscito a giustificare lo stato?,
«Federalismo & Libertà», IX (2002), n. unico, pp. 287-298. R.A. Childs, Jr., The Invisible Hand Strikes Back, ivi, pp. 23-33, rist. in Liberty
Against Power cit., pp. 157-178. M.N. Rothbard, Robert Nozick and the Immaculate Conception of the State, ivi, pp. 45-57, rist. come cap. 29 di The Ethics of Liberty (1982), New
York, New York University Press, 1998, pp. 231-253; trad. it. L’etica della libertà,
Macerata, Liberilibri, 1996, pp. 361-390. John T. Sanders, The
Free-Market Model versus Government: A Reply to Nozick, ivi, pp. 35-44. Jeffrey Paul, Nozick, Anarchism, and Procedural Rights,
«Journal of Libertarian Studies», 1 (1977), n. 4, pp. 337-340. Frederic C.
Young, Nozick and the Individualist
Anarchist, «Journal of Libertarian Studies», 8 (1986), n. 1, pp. 43-49.
Per l’ironia di Rothbard cfr. Introduction
to the French Edition of Ethics of Liberty, «Journal of Libertarian
Studies», 10 (1991), n. 1, pp. 19-21, dove perfidamente afferma che la
defezione di Nozick dal campo libertario non è una grossa perdita; egli si
riferisce a Nozick, The Examined Life,
New York, Simon and Schuster, 1988 (trad. it. La vita pensata, Milano, Mondadori, 1990), dove l’autore abbandona
esplicitamente il libertarismo. Sul
rapporto tra anarchici e minarchici cfr. Aeon J. Skoble, The Anarchism Controversy, in Tibor R. Machan-Douglas B.
Rasmussen (eds), Liberty for the
Twenty-First Century. Contemporary Libertarian Thought, Lanham, Rowman
& Littlefield, 1995, pp. 77-96. Tibor
R. Machan, Anarchism and Minarchism: A
Rapprochement, «Journal des Économistes et des Études Humaines», XII
(2002), n. 4, pp. 569-588. (20) Cfr. The Ethics of Liberty cit.; trad. it. L’etica della libertà cit. cui Luigi Marco Bassani
ha premesso un pregevole saggio introduttivo, L’anarco-capitalismo di Murray Newton Rothbard, pp. XI-XLIII. Su
Rothbard cfr. Walter Block-Llewellyn H. Rockwell, Jr. (eds), Man,
Economy, and Liberty: Essays in Honor of Murray N. Rothbard, Auburn,
Ludwig von Mises Institute, 1988. N.P. Barry, Rothbard: Liberty, Economy, and State, «Journal des Economistes
et des Etudes Humaines», 6 (1995), n. 1, pp. 105-119. Justin Raimondo, An Enemy of the State: The Life of Murray
N. Rothbard, Amherst, Prometheus Books, 2000. (21) Cfr. Rothbard, Nations by Consent: Decomposing the Nation-State, «Journal of
Libertarian Studies», 11 (1994), n. 1, pp. 1-10; trad. it. Nazioni per consenso: decomporre lo Stato
nazionale, in Ernest Renan-Murray N. Rothbard, Nazione, cos’è, a cura di N. Iannello
e C. Lottieri, Treviglio, Leonardo Facco Editore, 1996, pp. 44-53. L’unico
studio italiano sull’argomento è Guglielmo Piombini, La città privata. Casi di federalismo radicale, «Federalismo
& Società», III (1996), n. 2, pp. 191-215. (22) Hans-Hermann Hoppe, Handeln
und Erkennen, Bern, Lang, 1976; Kritik
der kausalwissenschaftlichen Sozialforschung, Opladen, Westdeutscher
Verlag, 1983; Eigentum, Anarchie und
Staat, Opladen, Westdeutscher Verlag, 1987; A Theory of Socialism and Capitalism. Economics, Politics and Ethics, Boston, Kluwer, 1989; Fallacies of the Public Goods Theory and the Production of Security,
«Journal of Libertarian Studies», 9 (1989), n. 1, pp. 27-46; The Economics and Ethics of Private
Property: Studies in Political Economy and Philosophy, Boston, Kluwer,
1993; The Impossibility of Limited
Government and the Prospects for a Second American Revolution, in John
Denson (ed.), Reassessing the
Presidency. The Rise of the Executive State and the Decline of Freedom,
Auburn, Ludwig von Mises Institute, 2001, pp. 667-696; trad. it. Sull’impossibilità dello Stato minimo e le
prospettive per la rivoluzione, in Enrico Colombatto, Alberto
Mingardi (a cura di), Il coraggio della
libertà. Saggi in onore di Sergio Ricossa, Soveria Mannelli, Rubbettino,
2002, pp. 255-283; Natural Order, the
State, and the Immigration Problem, «Journal of Libertarian Studies», 16
(2002), n. 1, pp. 75-97; trad. it. L’ordine
naturale, lo Stato e il problema dell’immigrazione, «Federalismo &
Libertà», VIII (2001), n. 1-2, pp. 211-225; Hoppe (ed.), The Myth of National Defense. Essays on the Theory and History
of Security Production,
Auburn, Ludwig von Mises Institute, 2003. Cfr. Lottieri, Il pensiero politico di Hans-Hermann Hoppe
tra diritti individuali e strategie libertarie, in Hoppe, Abbasso la democrazia. L’etica libertaria
e la crisi dello stato, a cura di Lottieri, Treviglio, Leonardo Facco
Editore, 2000, pp. 13-25. (23) Hoppe, Time Preference, Government, and the Process of Decivilization – from
Monarchy to Democracy, «Journal des Économistes et des Études Humaines»,
V (1994), n. 2-3, pp. 319-351; The
Political Economy of Monarchy and Democracy, and the Idea of a Natural Order,
«Journal of Libertarian Studies», 11 (1995), n. 2, pp. 94-121; trad. it. L’economia politica della monarchia e della
democrazia, e l’idea di un ordine naturale, «Federalismo &
Libertà», VI (1999), n. 5-6, pp. 269-297; Abbasso
la democrazia cit.; Democracy: The
God That Failed, New Brunswick, Transaction, 2001; trad. it. Democrazia, il dio che ha fallito,
Macerata, Liberilibri, in corso di pubblicazione. (24) Cfr. Robert LeFevre, The Fundamentals of Liberty, Santa
Ana, Rampart Institute, 1988. Cfr. anche The
Philosophy of Ownership, Orange, Pine Tree Press, 1985. (25) Walter Block, Defending the Undefendable (1976), San Francisco, Fox &
Wilkes, 1991; trad. it. Difendere
l’indifendibile, Macerata, Liberilibri, 1993. (26) Cfr. Block Libertarianism and libertinism,
«Journal of Libertarian Studies», 11 (1994), n. 1, pp. 117-128, inserito come
Postfazione alla trad. it. di Difendere l’indifendibile cit., pp.
229-251. (27) Cfr. The Irrepressible Rothbard. The Rothbard-Rockwell Report. Essays of
Murray Rothbard, Edited with an Introduction by Llewellyn H. Rockwell,
Jr., Burlingame, The Center for Libertarian Studies,
2000. (28) Cfr. Jeffrey Friedman, Postmodernism vs. Postlibertarianism,
«Critical Review», 5 (1991), n. 2, pp. 145-158; Richard Cornuelle, The Power and Poverty of Libertarian
Thought, «Critical Review», 6 (1992), n. 1, pp. 1-10; Jan Narveson, Libertarianism, Postlibertarianism, and
the Welfare State: Reply to Friedman, ivi,
pp. 45-82; Antony Flew, Dissent from
“The New Consensus”: Reply to Friedman, ivi, pp. 83-96; Tibor R. Machan, The Right to Private Property: Reply to Friedman, ivi, pp. 97-106; Donald N. McCloskey, Minimal Statism and Metamodernism: Reply
to Friedman, ivi, pp. 107-112;
Jeffrey Friedman, After Libertarianism:
Rejoinder to Narveson, McCloskey, Flew, and Machan, ivi, pp. 113-152; Alec Nove, Questions
for Postlibertarians: Reply to Friedman, «Critical Review», 6 (1992), n.
4, pp. 601-603; Friedman, Postlibertarianism
Is Not Libertarianism: Rejoinder to Nove, ivi, pp. 605-609; W. William Woolsey, Libertarianism: Mainstream, Radical, and Post, «Critical Review»,
8 (1994), n. 1, pp. 73-84; David L. Brooks, The Problems of Postlibertarianism: Reply to Friedman, ivi, pp. 85-94; Raphael
Sassower-Joseph Agassi, Avoiding the
Posts: Reply to Friedman, ivi,
pp. 95-111; Ingrid Harris, “Instincts into
Sacred Cows”: Are Hermeneutical Universals Reducible to Agreement? Reply to Friedman, ivi, pp. 113-136; Friedman, Truth
and Liberation: Rejoinder to Brooks, Sassower and Agassi, and Harris, ivi, pp. 137-157. (29) Cfr. Henri Arvon, Les
libertariens américains. De l’anarchisme individualiste à
l’anarcho-capitalisme, Paris, Presses Universitaires de France, 1983;
Pierre Lemieux, Du libéralisme à
l’anarcho-capitalisme, Paris, Presses Universitaires de France, 1983;
Id., L’anarcho-capitalisme, Paris,
Presses Universitaires de France, 1988; Jan Narveson, The Libertarian Idea, Philadelphia, Temple University Press,
1988. (30) Cfr. Thomas Nagel, Libertarianism Without Foundations, in
J. Paul (ed.), Reading Nozick cit.,
pp. 191-205. Stephen L. Newman, Liberalism
at Wits’ End: The Libertarian Revolt Against the Modern State,
Ithaca-London, Cornell University Press, 1984. Philippe van Parijs, Qu’est-ce qu’une société juste? Introduction à la pratique de la
philosophie politique, Paris, Seuil, 1991; trad. it. Che cos’è una società giusta?,
Firenze, Ponte alle Grazie, 1995. Alan
Haworth, Anti-libertarianism. Markets,
Philosophy and Myth, London and New York, Routledge, 1994. (31) Cfr. Randy E. Barnett, Pursuing Justice in a Free Society: Part
One–Power vs. Liberty, «Criminal Justice Ethics», 4 (Summer/Fall 1985),
n. 2, pp. 50-72; Pursuing Justice in a
Free Society: Part Two–Crime Prevention and the Legal Order, «Criminal
Justice Ethics», 5 (Winter/Spring 1986), n. 1, pp. 30-54; The Structure of Liberty. Justice and the
Rule of Law, Oxford, Clarendon Press, 1998. Bruce L. Benson, The Enterprise of Law. Justice without the
State, San Francisco, Pacific Research Institute for Public Policy, 1990;
Id., To Serve and Protect:
Privatization and Community in Criminal Justice, New York, New York
University Press, 1998. (32) Cfr. Tibor R. Machan-Douglas B.
Rasmussen (eds), Liberty for the
Twenty-First Century. Contemporary Libertarian Thought cit.. (33) Cfr. John T. Sanders-Jan Narveson
(eds), For and Against the State. New
Philosophical Readings, Rowman & Littlefield, Lanham-London, 1996. (34) Cfr. Lansing Pollock, The Free Society, Boulder, Westview
Press, 1996. (35) Anthony de Jasay, The State, Oxford, Blackwell, 1985;
Id., Social Contract, Free Ride: A
Study of the Public Goods Problem, Oxford, Oxford University Press, 1989;
Id., Choice, Consent, Contract: A
Restatement of Liberalism, London, Institue of Economic Affairs, 1991;
Id., Against Politics. On Government,
Anarchy, and Order, London-New York, Routledge, 1998. (36) Cfr. David Boaz, Libertarianism. A Primer, New York, The Free Press, 1997; Id.
(ed.), The Libertarian Reader. Classic
and Contemporary Readings from Lao-tzu to Milton Friedman, New York, The
Free Press, 1997. J.A. Dorn, The Future
of Money in the Information Age, Washington, Cato Institute, 1997; trad.
it. Il futuro della moneta,
Milano, Feltrinelli, 1998. Charles
Murray, What It Means to Be a
Libertarian, New York, Broadway Books, 1997. (37)
Cfr. «Claustrøføbia. La rivista che rompe il cerchio», cinque numeri usciti
tra il 1978 e il 1979; su questa rivista cfr. F.M. Nicosia, Libertarismo italiano, non solo Re Nudo,
«Ideazione», III (1996), n. 5, pp. 126-137. (38)
Cfr. Riccardo La Conca, Democrazia,
mercato e concorrenza, Milano, SugarCo, 1988. (39)
Cfr. G. Piombini, Per
l’anarco-capitalismo, e la replica di Pietro Adamo, Capitalismo, mercato e anarchia, «A-Rivista anarchica», maggio
1995, n. 218, pp. 17-20 e 21-26. Il dibattito è poi proseguito sui numeri
seguenti della rivista. (40)
Cfr. Marzio Zanantoni, Anarchismo,
Milano, Editrice Bibliografica, 1996, p. 86. (41)
Cfr. L.M. Bassani, Albert Jay Nock e i
libertari americani: i “fedeli attardati della grande tradizione”,
introduzione a Albert Jay Nock, Il
nostro Nemico, lo Stato, Macerata, Liberilibri, 1994, pp. IX-XXXIX; Id., Thomas Jefferson: alle radici del
radicalismo democratico e libertario americano, introduzione a Contro lo Stato nazionale. Federalismo e
democrazia in Thomas Jefferson, a cura di Bassani, Bologna, Il
Fenicottero, 1995, pp. 15-56. Raimondo Cubeddu, Atlante del liberalismo, Roma, Ideazione, 1997. C. Lottieri, Il pensiero libertario contemporaneo,
Macerata, Liberilibri, 2000; Id., Gli
individui di fronte al diritto e allo Stato: le ragioni del libertarismo e di
Murray N. Rothbard, in Enrico Diciotti, Carlo Lottieri, Il libertarismo di Murray N. Rothbard. Un
confronto, Siena, Dipartimento di Scienze storiche, giuridiche, politiche
e sociali, 2002, pp. 103-207. (42) “Tutto il potere al
singolo”, «Ideazione», III (1996), n. 5, pp. 105-153, con scritti di R.
Cubeddu, C. Lottieri, F.M. Nicosia, G. Berti; la sezione si chiude con una
mini-antologia rothbardiana a cura di R.A. Modugno, Per l’individuo, contro il Leviatano. “Murray N. Rothbard. Un’idea di libertà
‘politicamente scorretta’”, «Ideazione», X (2003), n. 1, pp. 181-226, con
scritti di N. Iannello, C. Lottieri, J.R. Stromberg, e la versione italiana
di Rothbard, Perché essere libertari?. (43) “Gli
anarco-capitalisti o dell’egoismo virtuoso”, a cura di Giancristiano
Desiderio e Marco Respinti, «Percorsi», II (1998), n. 1, pp. 39-48; “Anatomia
degli anarco-capitalisti”, «Percorsi», IV (2000), n. 29, pp. 21-35, con
scritti di A. Di Lello, C. Lottieri, G. Desiderio, P. Di Muccio, A. Canovari,
M. Finazzer Flory, M. Respinti. (44) Cfr. «élites», III
(1999), n. 1, con scritti di M.N. Rothbard, N. Iannello, F.A. Hayek, A. Rand,
I.M. Kirzner, P. Salin, C. Lottieri, A. Mingardi, F. Cormino, E. Racca, A.
Canovari. (45)
Cfr. Sergio Ricossa, Da liberale a
libertario. Cronache di una conversione, a cura di Alberto Mingardi,
Treviglio, Leonardo Facco Editore, 1999. Enrico Colombatto, Alberto Mingardi
(a cura di), Il coraggio della libertà.
Saggi in onore di Sergio Ricossa cit.. AA.VV., a cura del CIDAS, L’insopportabile peso dello stato,
Treviglio, Leonardo Facco Editore, 2000. C. Lottieri-G. Piombini, Privatizziamo il chiaro di luna! Le
ragioni dell’ecologia di mercato, Treviglio, Leonardo Facco Editore,
1996. F.M. Nicosia, Il diritto di
essere liberi. Per una teoria libertaria della secessione, della proprietà e
dell’ordine giuridico cit.. G. Piombini, La proprietà è sacra, Bologna, Il Fenicottero, 2001. Alberto Mingardi,
a cura di, Le ragioni del non voto,
Viterbo, Stampa Alternativa, 1999; Id., Estremisti
della libertà. Dialoghi sul libertarismo nell’epoca di Internet,
Prefazione di Sergio Ricossa, Treviglio, Leonardo Facco Editore, 1999; Id., 1999 fuga dallo stato. Il “pensiero forte”
nell’epoca di Internet, Treviglio, Leonardo Facco Editore, 2000. Paolo Zanotto, Il
movimento libertario americano dagli anni sessanta ad oggi: radici
storico-dottrinali e discriminanti ideologico-politiche, Siena,
Univeristà di Siena, 2001. Roberta Modugno, Murray N. Rothbard e la teoria anarco-capitalista, Soveria
Mannelli, Rubbettino, 1997. David Gordon, Roberta A. Modugno Crocetta, Individualismo metodologico: dalla Scuola
austriaca all’anarco-capitalismo, Roma, Luiss Edizioni, 2001. Stefania Mazzone, Stato
e anarchia. Il pensiero politico del libertarismo americano: Murray Newton
Rothbard, Milano, Giuffrè, 2000. (46) Bruno Leoni, Freedom and the Law (1961), Expanded third edition, Indianapolis,
Liberty Fund, 1991; trad. it. La
libertà e la legge, Macerata, Liberilibri, 1995; Id., Le pretese e i poteri: le radici
individuali del diritto e della politica, a cura di Mario Stoppino,
Milano, Società Aperta, 1997; Id. La
sovranità del consumatore, Roma, Ideazione, 1997; Id., Lezioni di filosofia del diritto, a
cura di C. Lottieri, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003; Id. Lezioni di dottrina dello Stato, a
cura di Raffaele De Mucci e Lorenzo Infantino, Soveria Mannelli, Rubbettino,
2004; Id., La
libertà del lavoro. Scritti su concorrenza, sciopero e serrata, a cura di C. Lottieri, Prefazione di S. Ricossa, Treviglio-Soveria
Mannelli, Facco-Rubbettino, 2004. (47)
Cfr. Trenchard e Gordon, Cato’s
Letters. Antologia, a cura di C. Lottieri, Macerata, Liberilibri, 1997. Edmund Burke, A Vindication of
Natural Society: or, A View of the Miseries and Evils arising to Mankind from
every Species of Artificial Society (17572), Indianapolis,
Liberty Fund, 1982; trad. it. Difesa della società naturale, Macerata,
Liberilibri, 1993. Contro lo
statalismo. Bastiat, de Molinari, a cura di C. Lottieri, Macerata,
Liberilibri, 1994. Frédéric Bastiat, Il
potere delle illusioni, a cura di A. Falato, Napoli, Guida, 1998; Id., La Legge, Treviglio, Leonardo Facco
Editore, 2001. Lysander Spooner, No Treason (1867, 1870); Vices are not Crimes. A Vindication of Moral
Liberty (1875); Natural Law
(1882), in The Lysander Spooner Reader,
With an Introduction by George H. Smith, San Francisco, Fox & Wilkes,
1992; trad. it. Nessun
tradimento; I vizi non sono
crimini. Una rivendicazione della libertà morale; Legge di natura, in I vizi
non sono crimini, Macerata, Liberilibri, 1998. Alberto Mingardi-Guglielmo
Piombini, a cura di, Copia pure. Il
diritto di copiare nei saggi dell’anarchico Benjamin Tucker, Viterbo,
Stampa Alternativa, 2000. Alberto Mingardi-Guglielmo Piombini, a cura di, Anarchici senza bombe. Il nuovo pensiero
libertario, Viterbo, Stampa Alternativa, 2001. N. Iannello, a cura di, La società senza stato. I fondatori del
pensiero libertario, Treviglio-Soveria Mannelli, Facco-Rubbettino, 2004. (48) Cfr. Domenico
Settembrini, Il labirinto
rivoluzionario, Milano, Rizzoli, 1979, vol. 2, specialmente cap. IV, “Nel
solco della rivoluzione liberale: l’anarco-capitalismo”, pp. 353-388, con
brani di Rand, La Conca, Rothbard, Tannehill, D. Friedman, Tuccille. (49) Cfr. Mauro
Barberis, Libertà, Bologna, Il
Mulino, 1999, pp. 124-129. Dello stesso autore cfr. il bizzarro Sognando California. Quasi una prefazione,
in F.M. Nicosia, Il sovrano occulto,
Milano, Angeli, 2000, pp. 11-13, dove Barberis prende di mira la “miseria”
dell’anarco-capitalismo italiano con umorismo da avanspettacolo. (50)
Pier Paolo Portinaro, Profilo del
liberalismo, in Benjamin Constant, La
libertà degli antichi, paragonata a quella dei moderni, a cura di
Giovanni Paoletti, Torino, Einaudi, 2001, pp. 146-147 e 152-153. Enrico
Diciotti, Il capitalismo libertario (e
illiberale) di Murray N. Rothbard, «Ragion pratica», 15 (2000), pp.
197-239; Id., La religione della
proprietà: una critica del libertarismo di Murray N. Rothbard, in
Diciotti, Lottieri, Il libertarismo di
Murray N. Rothbard. Un confronto cit., pp. 7-101. |