Linee Guida per gli insegnanti  

Se stai consultando questo sito e sei un insegnante o un educatore sappi che puoi fare molto per aiutare ragazze e ragazzi che possono aver vissuto o vivere situazioni di violenza.
Può esserti capitato di notare qualcosa di strano nel comportamento di qualche ragazza/o che ti preoccupa e che non sai come affrontare. Può esserti capitato di avere dei sospetti oppure che un ragazzo o una ragazza ti abbiano fatto delle confidenze in proposito e non sai come affrontare la cosa.
E’ importante che tu sappia che la violenza nei confronti di bambine/i e adolescenti è un fenomeno molto diffuso come confermano numerose ricerche scientifiche condotte in Europa e nel mondo.
Ci possono essere probabilità elevate che i tuoi dubbi e i tuoi sospetti siano fondati.
E’ normale che questa situazione ti metta in uno stato di ansia e di confusione rispetto a come gestire la cosa e cosa fare. Capita frequentemente che adulti testimoni di una rivelazione di violenza da parte di una ragazza/o notino dei segnali sospetti, mettano in atto dei meccanismi di difesa di fronte un problema così grave e tendano a minimizzare o a perdere troppo tempo prima di fare qualcosa.
E’importante che tu sappia che il riconoscimento della violenza verso i bambini/e o i ragazzi/e dipende completamente dalla disponibilità interiore delle persone a prenderne in considerazione l’esistenza. (Sgroi,1982)

La ragazza o il ragazzo è spesso l’unico testimone dell’accaduto e se, superate paure e reticenze, ne parla all’adulto, questo deve essere disponibile ad “ascoltare” quello che il minore gli dice. In alcuni casi sono le parole dei minori a “raccontare” la violenza subita; in altre il disagio non viene espresso con la comunicazione verbale, allora è il comportamento dei ragazzi/e che manda dei segnali di sofferenza e di richiesta di aiuto, visibili solo a chi si rende capace di comprenderli.

Proprio questi comportamenti o sintomi possono essere considerati come indicatori di una possibile violenza subita.Cosa provoca la violenza

Gli insegnanti hanno modo di osservare i ragazzi e conoscono i loro percorsi e le loro fasi di maturazione e passano con loro anche molto tempo nell’arco della giornata. La scuola costituisce quindi un osservatorio privilegiato, dove ragazzi e ragazze possono trovare uno spazio per esprimere i propri disagi, rispetto ai quali è possibile dare delle risposte adeguate.

L’attenzione, la sensibilità e la professionalità degli insegnanti sono determinanti a tale scopo. Diversi casi di violenza vengono portati a conoscenza dei servizi e delle autorità competenti proprio grazie ad un insegnante che ha saputo ascoltare una bambino/a o una ragazza/o e trasmettere loro fiducia. E così facendo ha evitato che per quel minore vi fosse una cronicizzazione della sofferenza e dei danni psicologici a breve e lungo termine, permettendogli così di intraprendere un percorso di uscita dalla violenza.

Cosa dice la legge

Gli insegnanti essendo incaricati di pubblico servizio hanno l’obbligo di denunciare all’autorità giudiziaria le violenze sui minori (almeno quelle perseguibili d’ufficio) di cui vengono a conoscenza nel corso della loro professione oppure di fare una segnalazione nel caso sussistano solo dei sospetti.(Se sono a conoscenza di reati commessi a danno di un minore e non lo segnalano all’Autorità Giudiziaria commetto essi stessi un reato). Se ci sono dei dubbi è consigliabile contattare prima i servizi territoriali o, se presenti nella propria città dei servizi specialistici, sia per una eventuale consulenza sia per collaborare soprattutto nella fase di rilevamento della violenza. Assieme ai servizi sociali verrà poi fatta una segnalazione alla magistratura.  Servizi

Il tema della segnalazione è molto delicato, spesso un insegnante o un educatore può ritenere di non avere elementi sufficienti o di non avere sufficienti conoscenze sul fenomeno o di compiere una valutazione troppo soggettiva nella quale possano giocare un ruolo suggestioni e paure.
Ma ad un insegnante non è mai chiesto un intervento tecnico, ne di indagare sulla veridicità dei suoi sospetti, viene chiesto solamente di esprimere, sulla base della sua professionalità ciò che osserva e ciò che lo/la preoccupa.

  •  Non è compito degli insegnanti valutare la fondatezza di un'accusa. 
     Valutazione possibile solo al termine delle indagini da parte degli organi preposti. 

  •  E' meglio una denuncia rivelatasi invondata, che scoprire troppo tardi la fondatezza di un sospetto. 

  •  La violenza contro i minori é grave ed é un reato. 

Gli insegnanti sono generalmente molto sensibili ai bisogni dei minori che subiscono violenza ed è naturale che desiderino aiutarli. Tuttavia una comprensibile reazione emotiva di difesa rispetto a contenuti così forti, una diffidenza nei confronti della credibilità del minore, una limitata conoscenza del fenomeno possono a volte dissuaderli dall’agire,
ma bisogna tener presente che agire con tempestività è fondamentale. Così come è molto importante l’atteggiamento che si assume quando un minore inizia a fare delle rivelazioni, il nostro comportamento potrà infatti incoraggiare e sostenere il minore oppure farlo tornare su i suoi passi e non raccontare più, alle volte MAI più, delle violenze subite.
Ecco alcune linee guida sul comportamento corretto da tenere se siamo degli adulti a cui un bambino/a o un adolescente decide di raccontare la propria esperienza di violenza:

 Cosa fare 

  • Offrire al minore un adeguato luogo d’ascolto
  • Credere alla confidenza
  • Sostenere i sentimenti e le emozioni legate al racconto che ci viene fatto
  • Manifestare un atteggiamento di comprensione e premura senza esprimere nessun giudizio
  • Mantenere la massima riservatezza nei confronti delle confidenze del minore finchè non si è individuata la figura professionale giusta a cui chiedere una consulenza oppure finchè non si decide per una denuncia
  • Interagire nella fase di ascolto parafrasando o ricapitolando quanto il minore ha confidato, in modo che questo possa confermare o correggere le informazioni recepite
  • Dimostrarsi disponibili a parlare della violenza di nuovo e in qualsiasi momento
  • Fare attenzione ai comportamenti anche non verbali e capire con empatia se la ragazza o ragazzo hanno bisogno di un contatto fisico (abbraccio o contatto con la mano oppure non desiderano essere toccati in alcun modo)
  • Fornire tutte le informazioni sui servizi presso i quali possono rivolgersi i ragazzi/e
  • Adempiere all’obbligo della segnalazione. E’ indispensabile mettere al corrente il minore che verrà fatta una segnalazione, spiegando che la legge (per i minori di 14 anni) è molto chiara in merito. E’ possibile che questo venga vissuto in modo conflittuale e che la ragazza o ragazzo viva questo come un tradimento. Ma è bene ricordare che quando un minore compie una qualche rivelazione o manda segnali di disagio, implicitamente pone una richiesta d’aiuto sperando che gli adulti di riferimento di cui si fida intravedano il problema che lei o lui non riesce o non può (sensi di colpa, vergogna, minacce, obbligo al segreto) rivelare esplicitamente.
  • Può aiutare inoltre spiegare che nella maggior parte dei casi quello che accade è che il Giudice dei Minori obbliga la famiglia (se la violenza è accaduta in tale ambito) a farsi aiutare dai servizi e protegge la vittima.

 Cosa evitare 

  • Sottovalutare e minimizzare la situazione
  • Chiedere alla ragazza/o se ha fatto qualcosa per provocare tale situazione
  • Porre domande che spostano la responsabilità dall’aggressore alla vittima colpevolizzandola (ad esempio. “come hai agito, forse sei stata/o fraintesa, forse hai incoraggiato, come eri vestita/o ecc.)
  • Giudicare apertamente le scelte o le azioni della ragazza/o
  • Rifiutare o porre condizioni nel dare aiuto
  • Posticipare le azioni di aiuto, temporeggiare

Non si deve cadere nell'errore di semplificare troppo le situazioni.
L'insegnante o l'educatore può trovarsi di fronte un minore che si sente in colpa per il timore di aver incoraggiato in qualche modo la violenza o di aver ricavato del piacere fisico o affettivo (nei casi di violenza sessuale).

Può trovarsi di fronte un minore che ha paura per la propria sicurezza o per quella dei suoi familiari.
Oppure un minore che ha paura di non essere creduto/a o di venir giudicato/a.
A tutto ciò si aggiungerà la reazione che un insegnante o un educatore possono avere (difesa rispetto a emozioni troppo forti, sorpresa, senso di rabbia o di impotenza, ansia, paura, tristezza). Questi sentimenti sono reazioni comuni quando si viene a conoscenza di una violenza su un minore che conosciamo e al quale possiamo anche volere bene.
Una buona conoscenza del fenomeno e del percorso da effettuare per aiutare la vittima permette di gestire le proprie emozioni e trovare risposte adeguate.