La storia di Simona e Andrea  

 

Aperte VirgoletteAvevo 13 anni. Vivevo in un piccolo paese dove tutti si conoscevano.
Frequentavo un gruppo di ragazzi e ragazze, io ero la più piccola. Mi piaceva, mi coprivano di attenzioni per questo motivo.
Due ragazzi più grandi iniziarono a uscire con noi. Uno di loro era molto carino e mi colpì subito. Aveva un’aria da ragazzo vissuto che a me sembrava bellissima. Tutti mi dicevano che non mi avrebbe mai notata. Ero troppo piccola per lui, troppo bambina. E invece si sbagliavano!
Piano piano iniziò a interessarsi a me e dopo poco ci fu il primo bacio. A me sembrava di volare. Stavo con il ragazzo più carino del gruppo!
Mi sembrava impossibile. Con me era dolce e premuroso, mi faceva sentire importante. I miei genitori lo avevano accolto in casa, tutto sembrava perfetto.
Lentamente iniziarono i primi problemi. Io non potevo restare fuori la sera fino a tardi, e così lui spesso usciva da solo, andava in discoteca dopo avermi salutata. E a me dava fastidio. Non sapevo cosa faceva né con chi e il suo passato era stato turbolento. Prima di stare con me fumava marijuana e aveva un sacco di ragazze. E ora? Io non ero mai stata con nessuno prima di lui. Avevo avuto qualche storia, qualche bacio, ma niente di più.
Con lui iniziavano ad esserci un sacco di richieste e io non me la sentivo di soddisfarle. Ma a lui non importava. Mi diceva che se non ero pronta a fare l’amore con lui allora dovevo dargli i soldi per poter pagare una prostituta. Mi ripeteva che era solo perché mi amava tanto che desiderava avere rapporti con me. E io, per questo, cercavo di arrivare fin dove potevo: dovevo spogliarmi per lui, lasciarmi accarezzare, toccarlo come lui mi costringeva a fare, baciarlo e lasciare che lui baciasse me, ovunque. E piangevo, piangevo, piangevo. Mentre il suo corpo si muoveva sopra di me. Ricordo una volta in particolare. Avevo una gonna a pieghe, blu. Non l’ho più messa, dopo. E’ stata la prima volta che sono entrata in casa sua. Era l’anniversario di matrimonio dei suoi genitori, avevano fatto una gran festa. Noi eravamo la coppia perfetta, quella da esibire. I due bravi ragazzi. Mentre gli altri continuavano a festeggiare, giù, noi siamo saliti in camera sua. E lì dentro me si è rotto qualcosa. Sentivo i rumori, le voci, la musica. Io ero lì, lui faceva quello che voleva, io silenziosamente morivo un po’ alla volta.
Da allora niente è stato più lo stesso. La vita è proseguita, l’ho lasciato, dopo un sacco di tempo. Ho dovuto affrontare i rimproveri di mia madre, “Non troverai mai più un uomo che ti ami come ti ama lui”. Ho dovuto affrontare le sue continue telefonate, in cui mi diceva che gli avevo rovinato la vita, che era tornato a bere peggio di prima. Mi faceva sentire il rumore delle bottiglie di birra per telefono. Mi ripeteva che se un giorno fosse morto in un incidente sarebbe stata colpa mia. Era un incubo. Mi sembrava che nessuno capisse. Ancora oggi, dopo tanti anni, parlarne è doloroso. Ancora oggi, dopo tanti anni, a volte dubito di ciò che è successo. Ma oggi, finalmente, riesco a dire che ho subito una violenza, più violenze. E che non era colpa mia.Chiuse Virgolette

 

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