http://www.units.it/etica/2004_2/ZEPPI.htm
Stelio Zeppi
La nota
critica di Giovanni Catalano al mio recente volume Il pensiero religioso nei
Presocratici. Alle radici dell’ateismo è un’accurata e penetrante analisi
del libro in oggetto, del quale delinea rapidamente i tratti salienti, per poi
concentrarsi sulla figura di Socrate. Nella sostanza, l’autore di questa
dubita, in dissenso da me, che nella meditazione socratica possa effettivamente
riscontrarsi una antinomia tra teocentrismo e antropocentrismo – la
testimonianza dei Memorabili senofantei (VI, 4, 25) e quella dell’Eutifrone
platonico.
Ora,
lasciando da parte la testimonianza senofantea, che è meno sicuramente attendibile
di quella del primo Platone, ritengo, per un verso, di poter confermare la mia
interpretazione del significato almeno tendenzialmente (benché – lo ammetto –
non assolutamente e radicalmente) antropocentrico dell’Eutifrone e, per altro
verso, di poter confermare la mia convinzione che sia nell’Apologia sia
nel Critone (le nostre fonti maggiori di conoscenza del pensiero socratico)
fondamentale è non già l’antinomia anzidetta bensì, al contrario, il suo
superamento nel senso – parmenideo, anzitutto- dell’affermata cooperazione tra
il Divino e l’Umano nella ricerca della verità (bene sottolineata
dall’Untersteiner a proposito dell’Eleate).
Nella sua lunga e meditata nota,
Marco Mazzoni inquadra opportunamente la mia ricerca in un ampio contesto
storico e si mostra giustamente attento alla ricostruzione del progressivo
trapasso, secondo la felice formula del Nestle, dal mito al logo, trapasso da
lui opportunamente evidenziato come tutt’altro che lineare e univoco,
tutt’altro che semplice e continuo.
Mazzoni avrebbe auspicato una più
articolata “spiegazione complessiva”, da parte mia di tale trapasso, del quale
delinea, per suo conto, una globale rappresentazione sintetica, che, pertinente
di per sé, esula in larga misura tanto dalla mia impostazione puntualmente
analitica, quanto dal mio discorso incentrato esclusivamente sul profilo filosofico del periodo studiato,
mentre invece una “spiegazione complessiva” del periodo stesso avrebbe
richiesto di considerare anche molti altri profili estranei alla mia ricerca.