Percorso Storico-archeologico

Chiesetta di Santa Barbara

    Difficoltà Media     

Nel cuore del piccolo borgo di Santa Barbara è situata la semplice chiesa omonima costruita in blocchi di arenaria, con la facciata terminante nel campanile a vela con bifora.

Lo stile architettonico richiama quello delle chiesette sparse in tutta l’Istria e viene definito “vernacolare”, richiamando cioè quelle forme di architettura spontanee che sanno coniugare i materiali da costruzione disponibili in loco e stili architettonici semplici ma funzionali.

La chiesa sorge sul luogo dove già dal XVII secolo c’era una prima cappella di cui oggi rimane solo una pala raffigurante la Madonna in trono con il Bambino e ai suoi lati San Simone e Santa Barbara, sotto al dipinto un’iscrizione ne documenta il momento di realizzazione: “Fu fata deta opera gratis a te(m)po / d(e) mi(se)r Luca Corosez l’ano 1647 / p(er) sua devotio(ne) et carità”.

In un’epoca successiva questo dipinto fu ricoperto e sostituito da una pala d’altare ligneo, di cui permangono il tabernacolo e un trittico sempre dedicato agli stessi santi, dipinti solo con delle piccole varianti iconografiche. La datazione di questo secondo dipinto è incerta, ma si sa con sicurezza che nel 1836 esso fu sottoposto ad un intervento di restauro. Nel 1874 furono eseguiti lavori di restauro che conferirono all’edificio l’aspetto attuale.

Nel 1976 furono eseguite altre migliorie che comportarono un allungamento di 3,2 metri della navata e l’arretramento del presbiterio, nello spazio prima adibito a sacrestia, per quest’ultima venne ricreato uno spazio nel 1985, quando si costruì un piccola stanza addossata la fianco sinistro della chiesa.

Cimitero di Santa Barbara

    Difficoltà Media     

Il cimitero appare strettamente legato alla vicina chiesa di Santa Barbara, probabilmente fin dalle sue fasi iniziali. L’assetto attuale è frutto di una sistemazione avvenuta nel 1873, come lo testimonia la scritta posta sopra l’architrave, sormontata a sua volta dalla scritta in sloveno “Danes meni, jutri tebi / naj počivajo v miru / blagor mu ki v gospodu zaspe / Leta 1873” che significa “Oggi a me, domani a te, / Riposino in pace. / Beati coloro che si addormentano nel Signore / Anno 1873”. Lo stile architettonico del cimitero richiama quello della vicina chiesa di Santa Barbara.



Punto panoramico verso il mare

    Difficoltà Media     

Dalla salita che conduce alla sommità del Monte Castellier si gode di una vista splendida, che abbraccia il golfo e le alture circostanti. Una panoramica molto simile potrebbe essere scorta anche dalla sommità del castelliere, se gli alberi ad alto fusto qui cresciuti non precludessero la vista.

Da qui possiamo vedere alcuni siti archeologici che ebbero un’importanza notevole nel corso di un periodo cronologico lunghissimo, dalla protostoria al medioevo: Muggia Vecchia e Monte San Michele.

Nel primo caso si tratta di un sito fortificato durante la protostoria, un castelliere anche in questo caso, riabitato in periodo romano, momento in cui divenne forse sede anche di un castrum militare, e quindi fortificato come borgo medioevale. Sul colle di Muggia Vecchia trova origine infatti il primo nucleo dell’odierna cittadina di Muggia. Gli abitanti abbandonarono il borgo d’altura tra 1300 e 1500, momento in cui era più conveniente vivere lungo costa, anche in seguito all’annessione del territorio al Regno della Serenissima avvenuto nel 1420. Il mare offriva poi un’altra grande risorsa per il territorio: le saline, il cui sfruttamento nella penisola istriana è documentato fin dal X-XII secolo. Nel muggesano le saline erano posizionate in corrispondenza dello sbocco a mare del torrente Rosandra e il loro sfruttamento fu motivo di lunghe contese con i triestini, finché nel 1829 furono dismesse, a favore delle più produttive saline di Sicciole. Attualmente si possono visitare sia il sito di Muggia Vecchia, dove sono stati eseguiti e musealizzati gli scavi archeologici che hanno riportato alla luce parti del borgo medioevale, sia le saline di Sicciole, presso il Museo delle Saline di Pirano.

Castelliere di Elleri

    Difficoltà Media     

Elleri è un castelliere costruito con blocchi d’arenaria sulla cima del monte Castellier. Il sito è stato frequentato pressappoco dal 1600 a.C. fino al 350 d.C., durata quasi doppia rispetto alla maggior parte dei castellieri carsici. La longevità del sito è dovuta molto probabilmente alle condizioni ambientali che hanno favorito l’insediamento umano prima durante la protostoria e quindi in epoca romana. I castellieri erano formati da un muro di cinta esterno, circolare o ellittico, con spessore variabile da due a quattro metri e alto almeno due metri. I muri erano realizzati con la tecnica a sacco, ponendo dei blocchi più grandi sui due parametri esterni, mentre l’interno era riempito da blocchi di minori dimensioni misti a terra. La funzione del castelliere era di offrire protezione alle genti che vi si riparavano all’interno. Seppure non rimangono tracce, all’interno del castelliere trovavano posto le abitazioni, i recinti per gli animali e forse piccoli lembi di terra coltivata. Nella fase romana una parte del sito assunse un nuovo ruolo, molto probabilmente legato al culto: sono state ritrovate all’interno di un’area chiusa due lastre di arenaria iscritte del I secolo a.C. Una lapide tratta questioni di amministrazione territoriale e l’altra riporta la citazione del nome “Fersimo”, interpretato come il appellativo di una divinità di origine venetica legata al culto delle acque. I frammenti di una terza stele, decorata su due lati riportano due scene tipiche del culo mitraico: Mithra era una divinità di origini orientali particolarmente cara alle truppe romane nei primi secoli dopo Cristo e il cui culto era segreto e riservato solo agli iniziati.

Necropoli di Santa Barbara

    Difficoltà Media     

A poca distanza dalla cima del castelliere è stata effettuata una scoperta di grande importanza archeologica: la necropoli dove con buona probabilità trovavano sepoltura le genti che vissero nel sito di Elleri nell’età del ferro (900-750 a.C. circa). La necropoli è composta da 34 tombe, tutte contraddistinte dall’incinerazione del defunto: le ossa e le ceneri venivano raccolte e deposte all’interno di un ossuario di terracotta, o direttamente all’interno di una buca scava nella terra. La tomba veniva chiusa da una lastra d’arenaria posta sopra la buca. Assieme alle ceneri venivano spesso deposti degli oggetti d’ornamento di metallo, come gioielli e strumenti della vita quotidiana come i rasoi o i coltelli. Dai confronti tipologici i corredi qui rinvenuti rimandano a quelli presenti nelle necropoli di Brezec-San Canziano, in quelle istriane e della Slovenia interna.

La necropoli scoperta deve essere solo una piccola parte dell’originaria: il periodo in cui è stata in uso infatti è estremamente più breve rispetto a quello di vita del castelliere. Il sito di Santa Barbara rimane comunque di grande interesse essendo molto raro ritrovare vicino al castelliere la necropoli ad esso collegata.

Cave di arenaria

    Difficoltà Media     

L’arenaria è sicuramente una delle grandi risorse naturali a disposizioni delle genti locali che fin da tempi antichissimi ne hanno capito valore e potenzialità. Le pietre utilizzate per erigere i possenti muri del castelliere di Elleri, dal 1600 a. C. fino al 350 d.C. circa , sono state estratte con molta probabilità nei pressi delle zone di affioramento ancora oggi sfruttate dalla Cava Renice. Anche le due iscrizioni della metà del I secolo a.C., trovate all’interno dell’area del castelliere, sono state ricavate incidendo dei blocchi di arenaria locale. In epoca romana infatti le cave erano conosciute e rinomate per la qualità delle pietre estratte tanto da essere richieste anche per gli edifici pubblici delle maggiori città della zona, come l’antica Tergeste e Aquileia.

Per capire quanto le cave, poste sia alle pendici del Monte Castellier che nei pressi del bosco di Cerei, continuarono ad essere sfruttate in epoca medioevale basta addentrarsi per le calli del centro storico attuale di Muggia e guardare le case più antiche. Le arenarie muggesane furono utilizzate anche per realizzare la basilica di Aquileia e varie parti di Venezia.

Al giorno d’oggi, dopo alcuni momenti di minor sfruttamento o addirittura di cessazione dell’attività estrattiva, è ripresa, con metodologie moderne, l’attività della cava posta in località Renice. La cava continua a fornire una pietra che per oltre tre millenni è stata apprezzata per la sua compattezza, per l’insolubilità all’acqua e l’inalterabilità delle superfici anche nel corso di lunghi periodi.

Punto panoramico verso la Slovenia

    Difficoltà Media     











Monumento ai caduti della Resistenza

    Difficoltà Media     

Nella parte alta di Santa Barbara, un monumento realizzato nel 1974 ricorda i nomi di 27 abitanti del borgo che morirono nell’atto di resistere alle truppe nazifasciste tra il 1942 e 1945. Il borgo di Santa Barbara, come molti altri del comune di Muggia furono attivi centri della Resistenza, che organizzavano o facevano da ponte tra le azioni coordinate dai partigiani istriani e da quelli della Venezia Giulia.

L’inizio delle attività di Resistenza, o guerra di liberazione, prese avvio dopo l’occupazione della Jugoslavia da parte delle truppe nazifasciste, alla quale le forze antifasciste italiane e slovene risposero in modo attivo.

Numerosi cittadini di Santa Barbara caddero a seguito dei rastrellamenti operati della polizia italiana, come quello che avvenne nell’inverno del 1942 nella casa colonica isolata di proprietà di Filippo Ciach. Qui trovavano ospitalità una quarantina di partigiani, tra cui Stefano Tremul, Angelo Colarich e Agostino Babich, che dopo essere stati scoperti furono trasportati nel in carcere di Trieste dove morirono in seguito alle torture e ai maltrattamenti subiti agli inizi del 1943. I nomi dei tre compaiono tra quelli delle vittime riportati sul monumento.

In quella stessa casa di Santa Barbara trovò ospitalità per un periodo del 1942 anche Alma Vivoda, la prima donna italiana caduta nella Resistenza il 28 giugno 1943 a Trieste. A lei è stato intitolato il Circolo di cultura popolare di Santa Barbara.

Valico di Confine

    Difficoltà Media     

L’attuale linea che demarca i confini italo-sloveni del borgo di Santa Barbara fu una delle questioni più spinose affrontate dal Memorandum di Londra, un protocollo d’intesa sottoscritto il 5 ottobre 1954 tra Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia.

Il tema affrontato in tale trattato era la spartizione del Territorio Libero di Trieste: la zona A, (coincidente pressoché con l’attuale provincia di Trieste) spettava all’Italia, e la zona B (coincidente con la parte nord-occidentale dell’Istria) alla Jugoslavia. Alcune piccole modifiche alle spartizioni territoriali interessarono in modo molto pesante il territorio del Monte Castellier: Crevatini, Plavia, Elleri ed Albaro Vescovà, tutti borghi del lato meridionale del Monte Castellier, furono staccati dall’Italia e passarono alla Jugoslavia.

A scendere il nuovo confine seguì la linea che corre dritta da Monte Castellier a Monte San Michele e da qui fino alla valle di San Bartolomeo, ponendo al di là dal confine italiano anche Punta Grossa. Questo cambiamento comportò la perdita per il comune di Muggia di una decina di km2 di territorio, sottrazione assai pesante considerando il fatto che la superficie attuale del comune è di 13 km2. Il trattato di Osimo, firmato nel 1975 confermò la posizione del confine tra Italia e Jugoslavia, rimasta tuttora invariata. Dal 1 maggio 2004 la Slovenia è entrata a far parte dell’Unione Europea e questo cambiamento ha comportato la smilitarizzazione di tutti i confini tra Italia e Slovenia, liberando la circolazione tra i due paesi. Questo cambiamento ha interessato naturalmente anche il valico di Santa Barbara.

Lavatoio

    Difficoltà Media     

Il lavatoio era un punto di grande importanza per ogni borgo, e quello di Santa Barbara non faceva eccezione. Edificato durante il Novecento e sistemato negli anni ‘70, quello di Santa Barbara usufruisce dell’acqua della cisterna adiacente. Al suo interno, subito sulla sinistra si scorge un lavandino posto in loco in occasione dell’ultimo restauro uguale a quello presente nel lavatoio di Via Dante 55 a Muggia. Quest’ultimo lavatoio è stato da poco demolito poiché fatiscente, così come è successo al lavatoio maggiore di Muggia, che ha lasciato il posto all’attuale stazione degli autobus.

Edicola votiva presso la cisterna

    Difficoltà Media     

Sul lato esterno della cisterna idrica una piccola edicola votiva con l’effige della Madonna sembra richiamare la protezione divina su di una risorsa fondamentale per la vita umana e animale, quale è l’acqua. Subito al di sotto della piccola statua sacra però trova posto una iscrizione slovena dialettale di carattere ben più ludico: “Pite/konicibis/trovodo /vipa/vosniki/vince/slodko/1902”, che significa “Bevete cavallini l'acqua chiara e lasciate ai condottieri il vino dolce /1902”.