Centro Universitario di Studi e Ricerche per la Pace di Trieste.
Resoconto dell'incontro "La guerra vista da un paese in pace" del 28 ottobre 2009 Aula Magna della Scuola Interpreti e Traduttori

Presenti circa cinquanta. Modera il Presidente del CUSRP Prof. C. Venza, che introduce gli interventi ricordando che la serata s’inquadra nelle attività collegate al passaggio da Trieste della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, che vedrà la partecipazione del CUSRP alla manifestazione di accoglienza della Marcia il 7 novembre.

Il primo relatore, Daniel Ruiz, dottorando in Studi di Pace della UNED di Madrid, fa ampio riferimento ad una quindicennale esperienza di operatore di pace ONU. Definisce l’irenologia come la scienza che studia per i conflitti soluzioni che possano essere considerate una vittoria per tutti, in contrasto con la polemologia che persegue invece la vittoria di una sola delle parti in conflitto; classifica le manifestazioni della violenza secondo un ordine di gravità crescente come diretta (la più appariscente), strutturale e culturale (la più subdola). A questo proposito, individua nella fame e nelle malattie curabili le prime cause di morte per motivi non naturali, migliaia di volte più letali di qualsiasi causa legata alla violenza diretta. In una classifica stilata dall’oratore elaborando dati ufficiali i decessi per violenza diretta risultano meno numerosi persino di quelli dovuti al consumo di tabacco o all’AIDS. Si sofferma quindi a descrivere la dimensione economica delle attività illegali, e dell’importanza di queste ultime nella creazione e nel mantenimento di situazioni di guerra. A questo proposito, sottolinea come molto spesso i conflitti armati possono risultare funzionali agli interessi della delinquenza organizzata, dal momento che questa trova sostentamento economico in svariati traffici, non sempre di natura illegale, connessi alle attività belliche.

L'intervento di Clara Abatangelo, che studia da operatrice di pace presso lo I.U.I.E.S. (International University Institute for European Studies) e lavora come educatrice alla pace e negli ambiti della riconciliazione post‐conflitto e della mediazione interculturale, riguarda le esperienze di pace nella società civile. Dopo aver definito la società civile e le sue organizzazioni, traccia il percorso che ha portato al confluire dei tre ambiti principali in cui gli attivisti si sono mossi nel secolo scorso: ambiente, lavoro/sviluppo e pace. Riguardo al ruolo della società civile nella costruzione della pace, vengono citate le esperienze delle Donne in nero e del movimento Otpor che hanno portato alla caduta di Milošević in Serbia. Il successo di questo modello d'intervento ha condotto alla sua strutturazione e riproduzione nelle "Rivoluzioni colorate" degli anni seguenti. L'Unione Europea ha ribadito più volte la necessità di costituire dei Corpi Civili di Pace che abbiano un ruolo attivo e concreto nella prevenzione, nella gestione e nella risoluzione dei conflitti; la Corte Costituzionale del nostro paese ha sottolineato la stessa necessità in diverse sentenze. L'intervento si chiude con la descrizione della situazione attuale degli Interventi Civili di Pace in Italia, le modalità in cui avvengono e le difficoltà che comportano.

Nel dibattito con i partecipanti alla conferenza, emerge il ruolo delle cosiddette banche armate, che continuano a finanziare il commercio di armi, a trarre profitto dai conflitti e ad alimentarli. Le alternative a questo sistema economico, come gli istituti di finanza etica o di microcredito, vanno promosse e sostenute dalla società civile. Un altro intervento sottolinea la difficoltà per le organizzazioni che si occupano di cooperazione allo sviluppo e mediazione di pace di mantenere una posizione neutrale e credibile, dovendo ricorrere a finanziamenti, pubblici o privati, erogati da istituzioni, enti, fondazioni e società che hanno interessi nelle aree d'intervento ben diversi da quelli della società civile. Viene poi ricordata l'importanza di Danilo Dolci nel panorama e nella storia del movimento pacifista e a questo proposito viene menzionata la disponibilità di una mostra fotografica sulla vita e l'opera del pacifista italo‐sloveno, mostra che può essere richiesta a Peppino Meli, pippinu33@libero.it.