C.U.S.R.P. - Promuovere la ricerca per la pace in Italia
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Promuovere la ricerca per la pace in Italia

 un appello per il secolo che viene
 

 

Una dichiarazione / appello per favorire la diffusione della ricerca per la pace in Italia

(Prima bozza a cura di Giovanni Scotto, 9 novembre 1999)

 


 

Sul finire di questo secolo, la speranza di un futuro senza guerre suscitata dalle rivoluzioni nonviolente in Europa nel 1989 e dalla fine della guerra fredda sembra essere svanita.

Gli enormi costi - umani e materiali - causati dall'intervento militare della NATO in Kosovo, il pericolo che la violenza torni a diventare un'opzione considerata legittima dalla politica estera degli stati, la crescente proliferazione delle armi nucleari rendono il problema della guerra e delle vie alla pace più urgente che mai alle soglie del XXI secolo.

In particolare, è indispensabile approfondire le nostre conoscenze sulla prevenzione della violenza nei conflitti internazionali; sulla gestione e trasformazione dei conflitti cd. "etnici"; sulle strategie e le possibilità di conciliazione tra autodeterminazione dei popoli, stabilità del sistema degli stati, tutela delle minoranze; sul rafforzamento del diritto internazionale e del sistema di promozione e tutela dei diritti umani; sulle modalità di gestione nonviolenta dei conflitti al livello interpersonale e sociale,e sulle connessioni tra tale livello "micro" e i problemi della pace e della guerra tra le nazioni; infine, delle trasformazioni necessarie a rendere il sistema economico internazionale promotore di pace anziché generatore di tensioni, conflitti e guerre.
 

Obiettivi

La ricerca per la pace ha un ruolo importante nella promozione di una solida cultura di pace. Essa ha anzitutto l'obiettivo comprendere le cause strutturali e ravvicinate delle guerre, i fondamenti politici, sociali, economici e culturali della pace.

Oltre a descrivere strategie e processi di pace, la ricerca della pace si candida a sviluppare modelli prescrittivi di approccio ai conflitti e alla cooperazione internazionale di utilità immediata per i decisori politici e per l'opinione pubblica.

La ricerca per la pace teorica può aiutare a diffondere una cultura di pace nella nostra società contribuendo a formare "moltiplicatori", a loro volta attivi nelle strutture educative e formative del nostro paese.

Essa può dare un contributo importante alla formazione di personale civile preparato perla trasformazione dei conflitti internazionali ad esempio in missioni ONU,OSCE o della società civile.

Inoltre, la ricerca perla pace può fornire le conoscenze di riferimento necessarie a una formazione specifica degli obiettori di coscienza in servizio civile, in particolare la sperimentazione di forme di difesa non armata e nonviolenta(secondo quanto previsto dalla legge di riforma dell'obiezione di coscienza e del servizio civile)

Infine, la ricerca perla pace si candida a fornire ai decisori politici, ai media e all'opinione pubblica strumenti di valutazione delle scelte di politica internazionale e delle forme di intervento esterno in situazioni di conflitto (valutazione di impatto sulla pace)
 

La situazione internazionale

Sia la comunità degli stati che la società civile internazionale hanno manifestato a chiare lettere l'urgenza di ampliare ed approfondire l'educazione e la ricerca per la pace. Le Nazioni Unite (?) hanno dichiarato il prossimo decennio (2000-2009) il Decennio per l'educazione alla pace e alla nonviolenza. L'UNESCO dedica al tema un'attenzione particolare, con il programma dedicato allo sviluppo di una "Cultura della pace".

Nel maggio del 1999, diecimila attivisti per la pace provenienti da cento paesi in rappresentanza di oltre mille associazioni ed organizzazioni non governative hanno promosso l'Appello dell'Aia per la pace nel XXI secolo. L'Appello si apre con la richiesta di promuovere l'educazione alla pace, ai diritti umani, e alla democrazia.

In molti paesi la ricerca per la pace ha conquistato da decenni il riconoscimento delle strutture accademiche e degli enti - pubblici e privati - che si occupano di ricerca scientifica: gli Stati Uniti, i paesi scandinavi, la Gran Bretagna, l'Austria,la Germania offrono in tal senso un gran numero di esempi. In molte situazioni organismi di ricerca e decisori politici lavorano a stretto contatto.
 

La situazione in Italia oggi

Nel nostro paese la ricerca per la pace è stata coltivata negli ultimi vent'anni in gran parte grazie allo sforzo dei movimenti pacifisti e nonviolenti e all'opera di piccole organizzazioni basate sul lavoro volontario. In alcune poche università hanno lavorato centri interdipartimentali di ricerca per la pace.

Negli ultimi anni sono sorti inoltre corsi di studio su temi strettamente collegati alla ricerca per la pace: in particolare sulla promozione e tutela dei diritti umani,sui problemi della cooperazione allo sviluppo, sulla formazione al peacekeeping civile. Negli ultimi anni un contributo fondamentale allo sviluppo della ricerca per la pace è venuto dagli enti locali, che hanno messo a disposizione risorse per corsi di formazione, fondazioni, progetti di ricerca.

Non esistono a tutt'oggi,però, corsi di laurea, di master o di dottorato incentrati sugli studi di pace; la ricerca sulle forme di trasformazione costruttiva dei conflitti è appena agli inizi.
 

I prossimi passi

Tutti - sia all'interno che all'esterno del mondo accademico - possono impegnarsi per pruomovere la ricerca per la pace.

In particolare le studentesse e gli studenti universitari possono coscientemente porre la pace al centro dei propri interessi formativi, in particolare facendone l'oggetto della propria tesi di laurea, di Master o di dottorato. In ogni università possono nascere iniziative studentesche di ricerca perla pace (sul modello dell'Università di Parma, o dell'Associazione Alexander Langer alla sede universitaria di Gorizia).

Costruire dal basso la ricerca per la pace in Italia è possibile: è stato fatto finora - ad esempio con il progetto nazionale di ricerca sulla Difesa popolare nonviolenta (DPN) e deve essere continuato.

Spetta tuttavia ai responsabili per la politica della ricerca nel nostro paese di compiere dei passi appropriati per promuovere questo settore di studi. Chiediamo quindi:

- al Ministro per l'Università e la Ricerca Scientifica di inserire al più presto nella tabella delle materie universitarie le discipline che coprono il vasto settore degli studi per la pace. Tra queste si possono menzionare:

- irenologia (fondamenti filosofici e storici della pace)
- tecniche costruttive di negoziato e mediazione
- istituzioni e tecniche per il mantenimento e la costruzione della pace
- Prevenzione della violenza e della guerra nei conflitti internazionali
- tecniche e casi storici di difesa popolare nonviolenta / difesa civile
 
- al Consiglio Nazionale delle Ricerche di istituire un programma speciale di ricerca per la pace e di sostenere la ricerca per la pace in ogni altra forma possibile
 
- ai Rettori e agli organi amministrativi delle Università italiane di promuovere ed organizzare percorsi formativi di studi per la pace, anche in collegamento con i campi dei diritti umani, dello sviluppo sostenibile, delle relazioni internazionali. Potrà trattarsi di indirizzi all'interno di corsi di laurea esistenti, di corsi di laurea specifici; di corsi di Master(sul modello del Master Stoà) o di scuole di specializzazione (sul modello della Scuola di specializzazioni e in istituzioni e tecniche di tutela dei Diritti Umani all'Università di Padova)

- agli Enti Locali di promuovere Fondazioni di ricerca per la pace (sul modello di Venezia) e di sostenere le iniziative di ricerca della società civile (sul modello dell'IPRI di Torino o del MIR di Padova); destinare risorse appropriate alla valutazione di interventi sul territorio riguardanti l'educazione alla pace, la mediazione, la cooperazione decentrata

- ai responsabili di fondazioni private di lanciare programmi di ricerca e corsi di formazione sulla pace sul modello dell'Università della Pace di Rovereto

- alle cittadine e ai cittadini che intendono effettuare donazioni per scopi sociali di considerare la possibilità di finanziare istituzioni e programmi di ricerca perla pace già esistenti
 

Costruire la pace per il prossimo secolo

Sono molte le voci che sostengono l'inevitabile aumento dei conflitti armati nel secolo a venire, e accompagnano tale previsione riprendendo il motto romano si vis pacem, para bellum.

In realtà, l'evoluzione del sistema internazionale non può essere prevista: tensioni, conflitti e guerre non sono il risultato di un destino già scritto, ma di ben precise circostanze e cause profonde di tipo economico, politico, sociale e culturale. Noi siamo convinti che la nostra responsabilità verso le generazioni future debba tradursi in un lavoro cosciente di maggiore conoscenza e migliore prevenzione: si vis pacem, para pacem.